Honoré de Balzac – Società
Uno sguardo che bisogna chiamare lo sguardo del banchiere, e che ha qualcosa di quello degli avvoltoi e degli avvocati: è avido e indifferente, chiaro e scuro, brillante e cupo.
Uno sguardo che bisogna chiamare lo sguardo del banchiere, e che ha qualcosa di quello degli avvoltoi e degli avvocati: è avido e indifferente, chiaro e scuro, brillante e cupo.
È già abbastanza brutto che la gente muoia di AIDS, ma nessuno dovrebbe morire d’ignoranza.
Berlino è piuttosto una parte del mondo che una città.
Ci sono silenzi “padroni del vuoto”, silenzi di match e silenzi da dribbling, ma ci sono anche silenzi burocratici, come se fossi davanti al giudice del tribunale, dove il fascicolo del nostro processo è in attesa della sentenza.
Se la crisi non permette di investire, investi su te stesso.
Scrivo dal punto di vista di un ragazzo senza più certezze e passioni e alla ricerca di una posizione in questa società. Siamo schiavi di questo mondo fato vincitori e vinti ma comunque persi nella infinita della solitudine. Ci imponiamo paure e pregiudizi che ci distruggono l’anima e lo spirito della nostra umanità. Dobbiamo riscoprire la gioia della solidarietà e finirla a farci del male a vicenda. Ma forse anche questo che sto scrivendo non convince neanche me e non aiuta purtroppo a sentirmi meglio.
In questo mondo di finti e di falsi, dominato dalla crudeltà, accompagnata dall’ignoranza, siamo costretti a sopportare le false righe dettate da chi esprime solo menzogne e promesse come marinari. Ma noi, siamo noi per nostra fortuna, restiamo coerenti con i nostri sani principi.