Jean-Paul Malfatti – Tempi Moderni
Il dormire è per me una perdita di tempo. Peccato che sia un bisogno fisiologico di cui non riesco a fare a meno!
Il dormire è per me una perdita di tempo. Peccato che sia un bisogno fisiologico di cui non riesco a fare a meno!
Io, personalmente, ritengo che il cyberspazio rappresenti la fine della nostra specie perché implica la fine dell’innovazione. Quest’idea di un mondo interamente collegato via cavo significa morte di massa. Qualunque biologo sa che piccoli gruppi isolati si evolvono più rapidamente degli altri. Metti mille uccelli su un’isola in mezzo all’oceano e la loro evoluzione sarà rapida. Mettine diecimila su un grande continente, e la loro evoluzione rallenterà. Ora, per la nostra specie, l’evoluzione avviene principalmente attraverso il comportamento. Noi creiamo nuovi comportamenti per adattarci. E chiunque sulla Terra sa che l’innovazione avviene solo nei piccoli gruppi. Metti tre persone in un comitato, e qualcosa riusciranno a fare. Metti dieci persone, e già le cose si fanno più difficili. Trenta persone, e tutto si blocca. Trenta milioni, e tutto diventa impossibile. Questo è l’effetto dei mass media: impediscono a qualunque cosa di accadere. I mass media soffocano la diversità. Rendono uguali tutti i posti, da Bangkok a Tokyo a Londra… le differenze regionali spariscono. Tutte le differenze svaniscono. In un mondo dominato dai mass media, tutto scarseggia, tranne i dieci libri, i dieci dischi, i dieci film e le dieci idee in cima alle classifiche. La gente si preoccupa della perdita di varietà nelle specie della foresta pluviale. Ma che dire della diversità intellettuale, la risorsa che ci è più necessaria? Sta scomparendo più rapidamente degli alberi. Ma noi non l’abbiamo capito, e così stiamo pianificando di collegare cinque miliardi di persone tutte insieme nel cyberspazio. Tutti penseranno le stesse cose nello stesso momento. Uniformità globale!
In tv, alla radio, nei locali, nei social network o semplicemente per strada, si sentono e si leggono parole dove tutti si ritengono “i buoni”. Allora da dove proviene tutta questa cattiveria che invade il mondo, possibile che ci sia così tanta ipocrisia e che nessuno se ne renda conto.
I governanti, i politici, i loro assistenti e tutti gli altri funzionari pubblici devono lavorare per noi contribuenti, e non noi per loro. Siamo noi i loro padroni, e non viceversa!
La vita, mentre indossa i panni di carne e ossa, è palpabile e si percepisce a pelle. Ma, non appena si mette a nudo, torna ad essere quel qualcosa di evanescente e incorporeo, più di quanto si pensasse fino a ieri.
Il presidente Napolitano insiste nel chiedere il rispetto per la magistratura, ma si è mai chiesto se e quanto rispetto meriti la magistratura?
Viviamo in un mondo ovattato dove la superficialità abbonda e quello che conta realmente rimane seppellito chissà dove.