Johann Wolfgang Goethe – Morte
È una caratteristica propria del nostro spirito immaginare disordine e oscurità là dove non sappiamo nulla di certo.
È una caratteristica propria del nostro spirito immaginare disordine e oscurità là dove non sappiamo nulla di certo.
Per quasi tutto il genere umano la morte e l’immortalità sono materia di debole e rara curiosità. Pochissimi uomini passeggiano fissando il cielo, e vivono pensando alla morte.
La memoria riesce a far vivere il ricordo di una persona cara, a farcela rivedere nel suo aspetto più splendente, al di là del muto riposo della tomba.
Come uomini siamo uguali davanti alla morte.
Caro Gesù Bambino, ti ringrazio per aver esaudito i miei desideri dell’anno scorso. Ti avevo chiesto di eliminare la fame nel mondo, ed infatti quelli che avevano fame sono quasi tutti morti.
Ma se i morti sono in Paradiso, perché portare i fiori al cimitero?E se malauguratamente fossero all’inferno perché illuminarli con futili lumi di cera? Potrebbero forse guardarci indignati?Se l’anima vive ed è invisibile non sarebbe meglio rimembrarli col pensiero anch’esso invisibile e intoccabile?E se l’anima sopravvive alla morte perché li chiamiamo defunti?
Colui che non vede virtù nei difetti dell’amata, non ama.