Johann Wolfgang Goethe – Stati d’Animo
L’estremo del dolore, come l’estremo della felicità, muta l’aspetto di tutte le cose.
L’estremo del dolore, come l’estremo della felicità, muta l’aspetto di tutte le cose.
Nell’infinità degli spazi l’essere libera la sua essenza.
Non scandirò il tempo di un respiro, avvolta in candidi… sussulti vermigli, non lo farò. Non guarderò amanti solitari, non ruberò i sogni ai falliti, non lo farò. A pallide stelle, non carpirò splendore, ne emozioni, a lune ammiccanti, non chiederò assoli di sorrisi esclusivi, non lo farò. Ma ascolterò il pianto di un bambino, lo scorrere del tempo, il suono di una lacrima che scava solitudine.
Tutti viviamo con la sensazione che ci manca qualcosa. Il pericolo è che questa sensazione ci possa distrarre da ciò che abbiamo.
Nei silenzi della solitudine i pensieri si pongono domande rispondendosi spesso a seconda dell’umore paziente o infelice del cuore.
Per essere accettati ci si nasconde, per essere soli pure.
Se la mia mente potesse parlaredirebbe: “Ti voglio”Se la mia anima potesse parlaredirebbe: “Ti sento”
Nell’infinità degli spazi l’essere libera la sua essenza.
Non scandirò il tempo di un respiro, avvolta in candidi… sussulti vermigli, non lo farò. Non guarderò amanti solitari, non ruberò i sogni ai falliti, non lo farò. A pallide stelle, non carpirò splendore, ne emozioni, a lune ammiccanti, non chiederò assoli di sorrisi esclusivi, non lo farò. Ma ascolterò il pianto di un bambino, lo scorrere del tempo, il suono di una lacrima che scava solitudine.
Tutti viviamo con la sensazione che ci manca qualcosa. Il pericolo è che questa sensazione ci possa distrarre da ciò che abbiamo.
Nei silenzi della solitudine i pensieri si pongono domande rispondendosi spesso a seconda dell’umore paziente o infelice del cuore.
Per essere accettati ci si nasconde, per essere soli pure.
Se la mia mente potesse parlaredirebbe: “Ti voglio”Se la mia anima potesse parlaredirebbe: “Ti sento”
Nell’infinità degli spazi l’essere libera la sua essenza.
Non scandirò il tempo di un respiro, avvolta in candidi… sussulti vermigli, non lo farò. Non guarderò amanti solitari, non ruberò i sogni ai falliti, non lo farò. A pallide stelle, non carpirò splendore, ne emozioni, a lune ammiccanti, non chiederò assoli di sorrisi esclusivi, non lo farò. Ma ascolterò il pianto di un bambino, lo scorrere del tempo, il suono di una lacrima che scava solitudine.
Tutti viviamo con la sensazione che ci manca qualcosa. Il pericolo è che questa sensazione ci possa distrarre da ciò che abbiamo.
Nei silenzi della solitudine i pensieri si pongono domande rispondendosi spesso a seconda dell’umore paziente o infelice del cuore.
Per essere accettati ci si nasconde, per essere soli pure.
Se la mia mente potesse parlaredirebbe: “Ti voglio”Se la mia anima potesse parlaredirebbe: “Ti sento”