Karl Kraus – Libri
Quando non si sa scrivere, un romanzo riesce più facile di un aforisma.
Quando non si sa scrivere, un romanzo riesce più facile di un aforisma.
La cosa più strana che ti può capitare è di leggere un libro, scelto senza particolari stimoli, e poi scoprire che il personaggio principale vive e percepisce il mondo come te: soffre del tuo stesso dolore e trae piacere dai tuoi stessi interessi. Sembra quasi che l’autore parli di te e con te, inquietante. Ad ogni modo, tutto questo va ben oltre il descrivibile, a dire il vero non lo si può descrivere affatto. È un qualcosa molto più intenso di ogni cosa mai provata.
Travis riprese in mano i fiori, cercando di tenere a freno i pensieri, sapendo che c’erano cose di cui non poteva parlare con nessuno.
Sarebbe bello vedere gli avidi essere perseguitati così comunemente da portarli all’opposto delle loro abitudini o da terrorizzarli al punto di non fargli più mettere il naso fuori di casa. John Lennon è il mio idolo da quando sono nato, ma per quanto riguarda la rivoluzione ha torto marcio. Starsene sul proprio culo a farsi picchiare! Balle! Armati, trova un rappresentante dell’avidità o dell’opressione e spara in testa al figlio di puttana. Prepara manifesti con idee, contatti, reclutamenti, fai sentire la tua voce, rischia la galera o l’omicidio, trovati un lavoro presso il tuo bersaglio per infiltrarti più facilmente nel sistema. Poi lascia semplicemente marcire l’ingranaggio dell’impero.
Mamma trovò dentro di sé reglole chiare su come dovevamo comportarci: mai una polemica, mai una parola di troppo, rispetto e gentilezza per tutti e soprattutto fiducia nella magistratura. “Non cerchiamo vendette, cerchiamo giustizia e accetteremo i verdetti che verranno” ci disse con chiarezza all’alba della prima udienza, mentre eravamo seduti un cucina. “Ho fatto di tutto perché non cresceste nel rancore e nell’odio e non voglio certo che adesso si rovini tutto.”
Aveva gli occhi neri come quelli di Hagrid, ma del tutto privi del suo calore. Erano gelidi e vuoti, e facevano pensare a due tunnel immersi nel buio.
Forse ero semplicemente depresso. Sicuramente quella che provavo non era felicità, anche se mi aveva sfiorato qualche volta. La felicità se la tira davvero troppo, dovrebbe piantarla di menarsela tanto e abbassarsi un po’ anche al livello di noi mortali. Perché non riusciamo mai a comunicare con lei? O forse lo facciamo e non ce ne rendiamo conto.