Leybi Constanza Rosado Cabrera – Società
L’amore è l’unica medicina che può curare questo mondo, ormai un malato terminale tra le nostre mani e sguardi di indifferenza.
L’amore è l’unica medicina che può curare questo mondo, ormai un malato terminale tra le nostre mani e sguardi di indifferenza.
Voglio ritornare alla lira, ma a condizione che anche i prezzi tornino alla lira. Altrimenti quale vantaggio ne trarremmo.
Siamo nati per dare qualcosa a questo mondo e non per sottrarne solo i benefici.
Quello che le società occidentali non hanno ancora realizzato è che il raggiungimento della felicità avviene in due stadi. La prima fase, quella del benessere diffuso è un obiettivo ormai raggiunto. Ma più in là non riusciamo ad andare.
Consultate un uomo che sia solo dotto: saprà un milione di cose che non vi servono affatto e non ne sa nessuno di quelle che vi servono.
Il buon giornalista dovrebbe prima descrivere il fatto poi esprimere le proprie opinioni, purtroppo qualcuno ormai dimentica quasi completamente i fatti e si limita alle opinioni.
Ogni arte ha la sua tecnica. Per scrivere musica occorre innanzi tutto conoscere il pentagramma e la teoria musicale. Per poter dipingere occorre innanzi tutto conoscere il disegno e la prospettiva. E così via per l’architettura, per la scultura, per le arti minori… In ogni manifestazione artistica ricorrono aspetti tecnici fondamentali.Alla stessa maniera, per scrivere qualsiasi cosa in italiano, che sia romanzo, racconto, aforisma o poesia, o anche una semplice lettera, è fondamentale il corretto uso della lingua italiana. Della grammatica, innanzi tutto.Molti ritengono che non sia così; ma ciò accade solo per via di una prospettiva distorta, alla stessa maniera in cui molti preferiscono un’orchestrina di liscio ad una sala da concerto, ritenendo la musica classica un qualcosa di antiquato e tedioso.La colpa di questo decadimento della sensibilità artistica è di tutti noi: di un pubblico non educato al bello, di una critica spesso ruffiana che anziché educarlo lo diseduca, di una scuola sempre più ignorante ed ottusa, di poeti e scrittori inconsapevoli dei propri limiti… Ma anche di chi vede e comprende tutto ciò, e per indolenza o malinteso “rispetto” non apre gli occhi a tutti: indicando, senza paura di critiche o ostracismi, che “il re è nudo”, come seppe fare, col coraggio dell’innocenza, il bambino della famosa favola di Andersen.