Licia Troisi – Libri
Recitò l’incantesimo del Volare e mentre si lasciava trasportare dalla forza della magia, mentre sentiva la vita fuggire, le ali nere che aveva sulla schiena si spiegarono al vento.
Recitò l’incantesimo del Volare e mentre si lasciava trasportare dalla forza della magia, mentre sentiva la vita fuggire, le ali nere che aveva sulla schiena si spiegarono al vento.
Aveva imparato a rispettare il baratro che lui aveva scavato tutto intorno a se… anni prima aveva provato a saltarlo quel baratro e ci era cascato dentro… ora si accontentava di sedersi sul ciglio con le gambe a penzoloni nel vuoto!
Si cresce tacendo, chiudendo gli occhi ogni tanto, si cresce sentendo d’improvviso molta distanza da tutte le persone.
Io scrivo a mano mentre gli altri scrivono con i piedi. Io scrivo a mano perché una mano lava l’altra e le mie sono sporche d’inchiostro. Io scrivo a penna, puntuta, Dupont. È questo il punto. Io scrivo a penna perché le sensazioni vibrano attraverso un mezzo quasi da rabdomante. Io scrivo a penna e in stampatello per stampare in faccia al popolo bue la verità delle vacche sacre. Io scrivo a mano perché scrivere equivale a pugnalare, a pugnalare il resto che non mi appartiene.
La presenza a sé sta ad indicare che una impalpabile fessura si è insinuata nell’essere. Se è presente a sé significa che non è più totalmente sé. La presenza è una degradazione immediata della coincidenza, perché suppone la separazione. Ma se chiediamo ora: che cosa separa il soggetto da se stesso? Dobbiamo rispondere: nulla.
Voltaire diceva che i peggiori misogini sono sempre state le donne.
Si vede abbastanza chiaramente quando una persona sta facendo una cosa che fa sempre: non si guarda attorno, non osserva gli altri, sembra a proprio agio, a casa. Questi due sono così. Arrivano in anticipo, per primi, e chiacchierano, ridono, gesticolano in grande intimità, anche se non c’è ancora il mucchio degli altri genitori a coprirli, a renderli meno appariscenti. Sembrano due amici d’infanzia e forse lo sono davvero: due amici d’infanzia che hanno fatto elementari e medie insieme e poi si sono persi al liceo e si sono ritrovati più tardi, magari perché hanno sposato due amiche, sì, e d’un tratto si sono scoperti molto più affini e compatibili di quanto pensassero, e il fatto di conoscersi fin da piccoli li ha rassicurati e li ha fatti diventare veramente amici. È chiaro, osservandoli, che quando l’uno ha un problema telefona all’altro. È così evidente.