Lilly C. Arcudi – Libri
Chi non vive sotto le stelle dei libri non s’illuminerà mai di tutta la grandezza dell’universo.
Chi non vive sotto le stelle dei libri non s’illuminerà mai di tutta la grandezza dell’universo.
Avvicinò lentamente il suo viso al mio, sfiorandomi con la guancia gelata. Restai assolutamente immobile. «Mmm… », gemette, con un sospiro profondo. Con lui che mi toccava, così vicino, era molto difficile formulare una domanda coerente. Mi ci volle un minuto buono per riuscire ad aprire bocca di nuovo.
Daniel Rose Crimson si rese pienamente conto di quanto importante e labile potesse essere una semplice vita. In quel momento, per lui, il mondo non esisteva più. Non c’era nulla al di fuori di quelle quattro pareti! Il suo intero universo si era piegato e ripiegato su se stesso fino a diventare una sola semplice stanza di ospedale, quella in cui si trovava, che galleggiava in un mare di nulla.Del resto, e anche di ciò se ne rese conto soltanto in quel momento, era sempre stato così:ogni luogo era l’unico luogo, se comprendeva Kayleen.
“Sono secoli che le streghe parlano di questa bambina” disse il console. “Poiché vivono tanto vicine al luogo dove il velo fra i mondi è sottile, di tanto in tanto sentono i bisbigli immortali, provenienti dalle voci di coloro che passano da un mondo all’altro. E parlano di questa bambina, cui spetta un grande destino che può compiersi solamente altrove: non in questo mondo, ma molto al di là di esso. Senza questa bambina, noi moriremo tutti. Così dicono le streghe. Lei, però, deve realizzare il suo destino restando ignara di quello che fa, perché solo nella sua ignoranza noi potremo essere salvati”.
Esercizio di irrobustimento dello spirito.Nonna ci dice: “Figli di cagna!”La gente ci dice: “Figli di una Strega! Figli di puttana!”Altri dicono: “Imbecilli! Mascalzoni! Mocciosi! Asini! Maiali! Porci! Canaglie! Carogne! Piccoli merdosi! Pendagli da forca! Razza di assassini!”Quando sentiamo queste parole, il nostro volto diventa rosso, le orecchie ronzano, gli occhi bruciano, le ginocchia tremano.Non vogliamo più arrossire né tremare, vogliamo abituarci alle ingiurie e alle parole che feriscono.Ci sistemiamo al tavolo della cucina uno di fronte all’altro e, guardandoci negli occhi, ci diciamo delle parole sempre più atroci.Uno: “Stronzo! Buco di culo!”L’altro: “Vaffanculo! Bastardo!”Continuiamo così finché le parole non entrano più nel nostro cervello, non entrano nemmeno nelle nostre orecchie.Ci esercitiamo in questo modo una mezz’ora circa ogni giorno, poi andiamo a passeggiare per le strade.Facciamo in modo che la gente ci insulti e constatiamo che finalmente riusciamo a restare indifferenti.Ma ci sono anche le parole antiche.Nostra Madre ci diceva: “Tesori miei! Amori miei! Siete la mia gioia! Miei bimbi adorati!”Quando ci ricordiamo di queste parole, i nostri occhi si riempiono di lacrime.Queste parole dobbiamo dimenticarle, perché adesso nessuno ci dice parole simili e perché il ricordo che ne abbiamo è un peso troppo grosso da portare.Allora ricominciamo il nostro esercizio in un altro modo:Diciamo: “Tesori miei! Amori miei! Vi voglio bene… Non vi lascerò mai… Non vorrò bene che a voi… Sempre… Siete tutta la mia vita…”a forza di ripeterle, le parole a poco a poco perdono il loro significato e il dolore che portano si attenua.
Se tutti vivessimo catturando in ogni cosa il verso sarebbe ricchezza ogni nostro senso.
Addio mia canzone sotto la luna e mio respiro, mie notti bianche e giorni d’oro, mia acqua fresca e mio fuoco. Addio. Che tu possa trovare conforto e una vita migliore, e quando l’alba occidentale illuminerà ancora una volta il tuo viso adorato, sii certa che quello che ho provato per te non è stato invano. Addio… E abbi fede mia dolce Tatiana.