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Luca Angelici – Destino

Finalmente avevo capito. Quanto sono stato stupido. Era cosi semplice. Avevo capito che per vederla non dovevo usare la vista, che per ascoltarla non mi sarebbe servito l’udito e che per capirla non dovevo organizzare complicati giri mentali. Bastava semplicemente che mi spegnessi; e nel silenzio e nel buio totale della mia anima avevo scoperto la luce naturale della sua bellezza. Senza filtri, senza barriere, senza maschere…

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    Gli uomini sono artefici del proprio destino: possono commettere sempre gli stesi errori, possono fuggire costantemente da ciò che desiderano, e che magari la vita gli offre in modo generoso; oppurepossono abbandonarsi al destino e lottare per i propri sogni accettando il fatto che si presentano sempre nel momento giusto.

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    Tempo aggredito, rapito, assoggettato, nelle strade cambiate dalla mano che tutto prende. Ecco il millennio dell’infinito: Cristo ha vinto. Le sue risate di vittoria riecheggiano nello spazio introverso, tra le mura dell’interminabile prigione, l’amara conquista di specchi e di vite replicate sino all’uno finale, dove non resterà altro che non somigli a se stesso, fino ad annullarsi. Assoggettando tutti gli elementi in un grido disperato di morte, re infelice e vittorioso che tutto ha conquistato, niente ha avuto. La mensa è vasta quanto l’universo fino ai suoi limiti. La mensa è l’universo, che sembra dilatarsi nell’immortalità immorale, a prezzo dell’anima. E all’estremo, finirà nel silenzio di conquiste e mattanze lontane di mondi ancora ignari.

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    Diciamo che nulla dura per sempre, poi capita che li incrociamo per strada, mano nella mano, due anziani che hanno dimenticato la fine e che, come ogni altro, lasceranno questa vita ma senza dubitare che il loro amore proseguirà come la strada che stanno percorrendo. Osservandoli, commuovendoci, abbiamo l’opportunità di aprire gli occhi e accettare che se nulla dura è solo perché siamo noi per primi a definire la distanza tra il possibile e l’irraggiungibile, i confini tra noi e gli altri, il criterio secondo il quale qualcosa esiste o no. Pensiamo troppo alla fine, loro invece forse alla fine non ci hanno mai pensato, né ci penseranno.