Luca Roveda – Vita
Quando impari a cavartela da solo, avrai sempre meno paura dell’ignoto.
Quando impari a cavartela da solo, avrai sempre meno paura dell’ignoto.
Il tempo passa, e la vita resta come sempre, l’estate arriva alla fine, cosa ho imparato ancora ad oggi? Che la vita è null’altro che un illusione, solo e semplicemente un illusione!
Quante volte con la mente siamo andati lontano, lontanissimo. E quante volte avremmo voluto non tornare alla realtà perché eravamo proprio dove volevamo essere e con chi volevamo essere. Sognare aiuta, perché puoi avere ciò che nella realtà non hai, ma non vivete di illusioni perché vi posso assicurare che anche da quelle prima o poi ci si deve svegliare e fa molto più male.
Hai fatto presto ad andare via. Sai la vita che hai vissuto è stata una piccola sbriciola di eternità.
Due parole. Giusto per uscire da un casino e infilarsi in un altro. Due parole, tipo “Ti amo”, dette controvoglia alla persona sbagliata o alla persona giusta che in quel momento non ne ha voglia. Due parole che possono pesare come due macigni rotti di cui ci si dimentica l’inevitabilità dei conseguenti sassolini. Due parole, le giuste due. Quelle che chiudono un discorso che non avrebbe meritato di essere stato aperto. Due parole per prendere le distanze dalle circostanze. Due parole per uscire da un tamponamento a catena, appiedato, e guarda un po’, solo sulle tue gambe. Il problema è che quelle due parole non escono mai al momento giusto. Ti tempestano i rimorsi e i rimpianti perché non sono state tempestive. Si ricomincia, signori, con poca sintesi e molta enfasi quando le due parole si moltiplicano. A questo punto, giustappunto, è meglio andare a capo. A capo di una situazione imbizzarrita ma non imbrigliabile. A capo e sul dorso di una vita che si rivela un cavallo di razza tanto più è incrociata. Un cavallo a un crocevia. Questa è la soluzione. Un cavallo piazzato improvvisamente spiazzato da tutte quelle croci che se ne vanno via. Due parole: “Vado via”. Mi correggo: “Forse torno”.
Nel profondo dell’uomo dimorano quei poteri sonnecchianti; poteri che lo sorprenderebbero, che non avrebbe mai sognato di possedere; forze che avrebbero rivoluzionato la sua vita se svegliate e messe in azione.
Fortunatamente anche la perfezione ha il pregio di avere almeno un difetto: non esistere.