Lucia Griffo – Tristezza
Malinconia, ti prendo per mano.
Malinconia, ti prendo per mano.
La vera sofferenza la capisce chi l’ha vissuta e non chi l’ha vista.
La solitudine logora il cuore, e lentamente rende opaco quello che una volta era il suo splendore.
Certe notti spero di addormentarmi presto per sognarti e alleviare il mio dolore, ma quando mi sveglio e capisco che è stato solo un sogno, mi sento ancora più solo.
Non provo più niente. Sto diventando impassibile, non riesco più a sentire qualche emozione che mi provochi un brivido, un sorriso. È mortificante come sto buttando una vita così breve, ed è ancora più dolente sapere che non avrò un’altra possibilità, che sto sprecando la mia unica esistenza in questo corpo inadeguato, nei miei pensieri più futili e depressi ci passo momenti interminabili e lenti che mi fanno rendere conto che non c’è più tempo per uno sbaglio come me. Che sono come una macchia d’inchiostro su una camicia bianca, terribilmente fastidiosa. Tutti preferiscono non averla fra i piedi.
La solitudine è sentire lontano chi ti è accanto.
Ma io non penso alla solitudine come causa dell’amore e non penso nemmeno che sia profonda come l’amore, questo lo è molto di più. Io la solitudine la vedo come scoperta, come un arrivo. All’incontrario di tutto ciò che pensa la maggior parte delle persone, che la solitudine sia triste, io la trovo bella e piena di sfaccettature e soprattutto come una meta in cui ognuno di noi dovrebbe arrivare. Chi non conosce la bellezza della solitudine non può comprendere e conoscere la bellezza dell’amore. La solitudine è rara e saper apprezzarla è un grande passo.