Luciano Guareschi – Morte
Quando morirò, voglio esserci anch’io.
Quando morirò, voglio esserci anch’io.
Quando per loro fu giunta l’ora di guadare il fiume della morte, si recarono entrambi alla riva. Le ultime parole de Signor Sconforto furono: “Addio notte, benvenuto giorno!” Sua figlia entrò nell’acqua cantando, ma nessuno comprese il suo canto.
La normalità non è divertente. L’esagerazione sì, è divertente. Anche la normalità esagerata lo è.
Morte: se la conosci non la eviti. Se non la conosci non la eviti comunque.
Ma se i morti sono in Paradiso, perché portare i fiori al cimitero?E se malauguratamente fossero all’inferno perché illuminarli con futili lumi di cera? Potrebbero forse guardarci indignati?Se l’anima vive ed è invisibile non sarebbe meglio rimembrarli col pensiero anch’esso invisibile e intoccabile?E se l’anima sopravvive alla morte perché li chiamiamo defunti?
Il più vile degli assassini è quello che ha del rimorso.
Spero che la morte mi colga mentre sono intento a leggere o scrivere, o, se a Dio piacerà, mentre prego e piango.