Luciano Pacomio – Religione
C’è una presenza di Dio da scoprire nel soffrire.
C’è una presenza di Dio da scoprire nel soffrire.
La vita terrena può sembrare ricca, vasta nei suoi multiformi aspetti, dallo sfarzo del trono alla briciola che basta appena a sfamare, ma dobbiamo essere consapevoli che tutto ciò appartiene alla cerchia ristretta del nostro destino mortale; per trovare di più, per sperimentare qualcosa che vada ben al di là di quello che la vita ci concede dobbiamo guardare oltre, a quello che ci aspetta dopo la morte.
La nostra fede in altri rivela in che cosa noi vorremmo credere di noi stessi. Il nostro anelare ad un amico è ciò che ci tradisce.
La verità illumina, il dogma abbaglia.
Ci sono degli atei che sono cristiani senza volerlo, come ci sono cristiani che sono atei senza saperlo.
Le uniche persone a cui ho chiesto di raccomandarmi, se lo merito, vivono in Cielo.Come dico sempre: Signore, se ho seminato male puniscimi ma se ho seminato bene allora aiutami.Il raccolto è poco, anzi è pochissimo, ma non ho buttato via niente, solamente, ho eliminato la zizzania di certa gente, e così continuo a fare perché mi prendo cura del terreno della mia vita; non darò mai la colpa al Cielo per le offese ricevute, mi difendo, vado avanti e vivo!
Così, questo mito della caduta è, in contrasto con le intenzioni dello scrittore e del suo Dio, il mito del trionfo dell’uomo: un doppio e tragico trionfo, perché l’uomo ha conquistato la conoscenza, e perché ha avuto il coraggio di pagarla con la morte. Senza volerlo, l’autore della Bibbia ha scritto una pagina degna del mito di Ulisse nell’Inferno di Dante. Nel pessimismo ebraico-cristiano il diritto alla conoscenza si paga con la morte e la dannazione: ma è un diritto che l’uomo si è storicamente acquisito, e che nessuno può togliergli: parola di Dio.