Marcantonio Pindinello – Destino
Quando entri in un ospedale, ricordati di affidar la tua anima a Dio, perché non sai se uscirai vivo, e non per tua scelta.
Quando entri in un ospedale, ricordati di affidar la tua anima a Dio, perché non sai se uscirai vivo, e non per tua scelta.
Ricordo il mio perduto mondo, seguendo foglie dei colori del tramonto, mentre si infrange il silenzio nel rumore dell’acqua, e il destino mi parla di azioni e rinunce, di sogni e di stelle. Tutto era finito, tutto era cominciato, sotto il sole che sembrava sciogliersi sulla terra, mentre gli aeroplani disegnavano svastiche nel cielo.
Ho sempre creduto nel destino… ma poi mi sono chiesto se il destino credesse in me… e così ho iniziato a credere solo a me stesso…
C’è un treno che sta passando e non posso rimanere fermo ad aspettare il prossimo, questa volta no. Qui sto soffocando e la paura di soccombere è tanta, nutro grandi speranze in questo viaggio, non so dove mi porterà, ma voglio rischiare, lo devo a me stesso e, nel mio piccolo a questo mondo che come me ha solo tanta voglia di vivere.
Non è lo scrittore che guida il destino con le sue parole, legandolo con le trame dei desideri. È anzi il destino, che conosce il principio e la fine, mediante strani echi lungo la strada, a guidare le parole dello scrittore, la cui unica vanità è quella di sopravvivere ad esso.
Dare colpa al destino, spesso è un modo come un’altro per non assumersi le proprie responsabilità.
A volte penso alla vita come a un orizzonte con la nebbia. Sappiamo che il nostro destino è là. Eppure non lo vediamo distintamente a causa della foschia. Se soltanto non fossimo così timorosi di attraversare la nebbia.