Marcello Veneziani – Stati d’Animo
Dicesi amore quello stato passeggero, ma confusionale che trascorre da un’illusione a una delusione.
Dicesi amore quello stato passeggero, ma confusionale che trascorre da un’illusione a una delusione.
Chi lotta duramente per racimolare l’indispensabile, ha bisogno di evadere dalla sua miseria conquistando qualcosa di superfluo.
Siamo come foglie d’autunno sospese al ramo della vita, una lieve folata di vento ci adagerà sul tappeto di foglie ingiallite.
Non percepiscono, non comprendono, il loro istinto si è addormentato. Non coltivano, non hanno spirito, anche quando sono spiritosi. Con quella smania del “tutto e subito”, con presunzione si auto-eleggono a “soluzione” della tua vita. Prima ti amano, e poi t’insultano, prima ti bramano, poi ti disprezzano, perché non amano che con lo stomaco, tra tonfi e brividi che molti illudono. Questo è l’amore del nuovo secolo, del “devi amarmi” come un oracolo, mentre nel cuore un sentimentucolo, gli s’intravede con il binocolo.
Ci sono volte in cui la solitudine ci mette in pace con il mondo.
Urlare, sbraitare, agitarsi, però certi silenzi sono capaci di fare molto più rumore, tanto sono “assordanti”.
C’era in Gatsby qualcosa di splendido, una sensibilità acuita alle promesse della vita.
Chi lotta duramente per racimolare l’indispensabile, ha bisogno di evadere dalla sua miseria conquistando qualcosa di superfluo.
Siamo come foglie d’autunno sospese al ramo della vita, una lieve folata di vento ci adagerà sul tappeto di foglie ingiallite.
Non percepiscono, non comprendono, il loro istinto si è addormentato. Non coltivano, non hanno spirito, anche quando sono spiritosi. Con quella smania del “tutto e subito”, con presunzione si auto-eleggono a “soluzione” della tua vita. Prima ti amano, e poi t’insultano, prima ti bramano, poi ti disprezzano, perché non amano che con lo stomaco, tra tonfi e brividi che molti illudono. Questo è l’amore del nuovo secolo, del “devi amarmi” come un oracolo, mentre nel cuore un sentimentucolo, gli s’intravede con il binocolo.
Ci sono volte in cui la solitudine ci mette in pace con il mondo.
Urlare, sbraitare, agitarsi, però certi silenzi sono capaci di fare molto più rumore, tanto sono “assordanti”.
C’era in Gatsby qualcosa di splendido, una sensibilità acuita alle promesse della vita.
Chi lotta duramente per racimolare l’indispensabile, ha bisogno di evadere dalla sua miseria conquistando qualcosa di superfluo.
Siamo come foglie d’autunno sospese al ramo della vita, una lieve folata di vento ci adagerà sul tappeto di foglie ingiallite.
Non percepiscono, non comprendono, il loro istinto si è addormentato. Non coltivano, non hanno spirito, anche quando sono spiritosi. Con quella smania del “tutto e subito”, con presunzione si auto-eleggono a “soluzione” della tua vita. Prima ti amano, e poi t’insultano, prima ti bramano, poi ti disprezzano, perché non amano che con lo stomaco, tra tonfi e brividi che molti illudono. Questo è l’amore del nuovo secolo, del “devi amarmi” come un oracolo, mentre nel cuore un sentimentucolo, gli s’intravede con il binocolo.
Ci sono volte in cui la solitudine ci mette in pace con il mondo.
Urlare, sbraitare, agitarsi, però certi silenzi sono capaci di fare molto più rumore, tanto sono “assordanti”.
C’era in Gatsby qualcosa di splendido, una sensibilità acuita alle promesse della vita.