Nasce tutto dopo le 23.00. Ogni pensiero, lettera, poesia le nostalgie, la malinconia. Le mancanze, quelle non le combatti, non da sola. I messaggi, quelli che si scrivono con le lacrime agli occhi, quelli fin troppo veri e dolorosi per essere inviati. E crolli, eccome se crolli. Crolli, ti penti e si finisce per non dormire più.
Diventa un problema riuscire a dormire. Quando il sonno non arriva e i pensieri se ne vanno altrove. Ti ritrovi per strade perdute a raccogliere le cose peggiori quelle che durante il giorno sembrano averti abbandonato e poi la notte ti strangolano quasi a non volerti lasciare più.
C’è sempre un problema con le persone forti: si crede, sbagliando, che non abbiano mai bisogno di una mano, di un aiuto, di un abbraccio, di un “eccomi, sono qui per te”.
Voglio lasciarmi andare, voglio di più per me, voglio buttarmi per cadere verso l’alto.
Le attese sono giganteschi accumulatori di energia, pronte a esplodere in improvvisi, violenti, avvolgenti abbracci.
“È strano, rilassante. Poter andare dove volevo senza fretta di arrivare.” “Lo fai sembrare una terapia.” “Credo lo sia stato.”
Si può dire con certezza che si ama la vita che si conduce, solo se non si arriva mai stanchi a sera.