Mariella Buscemi – Felicità
Bisogna raggiungere la felicità a turno, sennò ognuno sarà impegnato nella propria festa per poter anche partecipare a quella dell’altro.
Bisogna raggiungere la felicità a turno, sennò ognuno sarà impegnato nella propria festa per poter anche partecipare a quella dell’altro.
Prima condizione della felicità è l’essere saggi.
Forse che nascere due volte ci affrancherebbe dal riproporre i medesimi nostri errori? No di certo! Sarebbero doppiamente gravi, doppiamente voluti, doppiamente ricercati.
La felicità è un granello di sabbia che ti ritrovi, inaspettatamente, fra le dita. Apri la mano ed è già sparito portandosi via la tua speranza.
Il modo più facile per essere infelice è aspettare qualcuno che ti renda felice.
E mi chiedo se si possa passare tutto questo tempo a mendicare, spiluccare, vagabondare ed indietreggiare. Ti vedo da lontano con la mano ritratta, il sorriso smorzato, di tre quarti per evitare il mio sguardo, silenzioso per glissare su ogni mia parola. Con te mi sento sottosopra, faccio tutto il contrario di tutto perché ho trovato quest’equazione semplice che pensavo fosse un modo di risolvere il peso dell’indifferenza, in realtà, di pesi ne prendo due sopra alle spalle, quello tuo per l’incomprensibilità di fondo che mi fa dare di matto e quello mio per il senso di inettitudine che, talvolta, mi pervade come impotenza crescente.
Mi sento con l’anima sfitta di chi ha avuto troppe porte e poche finestre.