Mariella Buscemi – Stati d’Animo
M’asciugo le parole che cadono dagli occhi. Come figlie, mi pèrdono. Sono allo stadio terminale del pensiero.
M’asciugo le parole che cadono dagli occhi. Come figlie, mi pèrdono. Sono allo stadio terminale del pensiero.
Colui che sa parlare delle sue pecche sa riconoscere i propri limiti. È persona intelligente e umile.
È grande il vuoto che sento in me ed è tanto il bisogno che ho di te.
Sapete cosa succede quando qualcuno mi ferisce? Mi chiudo in me, non ho voglia di dialogare e far finta di niente! E così che poi le persone diventano diffidenti e si rifugiano in un angolino chiamato solitudine.
Sento una rabbia enorme dentro di me quando mi viene portato via dal destino, dalla vita, dal fato qualcuno che amo. Una rabbia che non so contenere. E mi domando perché spesso sono i buoni ad andarsene, quando di cattivi il mondo trabocca.
Le cicatrici servono. Servono a ricordare che ci si può far male, che esistono i bastardi. Ma a volte siamo noi, l’unico “bastardo” che abbiamo davvero incontrato. L’unico in grado di farci del male davvero. Ci ricordano che vivere non è semplice, decidere non è semplice. Basta giocare una carta sbagliata e può finire una partita. Le cicatrici servono a renderci più forti e invulnerabili, a costruire muri invalicabili fra noi e il dolore, fra noi e il nostro cuore, fra noi e il mondo, fra noi e le bugie, fra noi e la verità, fra noi e la nostra anima. Le cicatrici sono bastarde, sanguinano all’improvviso e ci riportano indietro nel tempo “di quel dolore”, ma servono a farci crescere, a renderci impenetrabili ad altro dolore. A renderci abbastanza forti da non soffrire ancora.
È bello sentirsi dire “a domani”. Non sai come sarà domani, ma sai che c’è qualcuno pronto ad affrontarlo con te.