Ho la vanità delle ballerine del carillon, cigno-schiavo che mi muovo se mi muovi e mi fermo se mi fermi. Sono fatta di fragile passione acuta. Sulla lussuria degli occhi ed il peccato delle mani, un desiderio intuito, strappato.
Perché combattere, se ero così felice in quel momento? Persino mentre i polmoni bruciavano, a corto d’aria, e le gambe erano immobilizzate dal freddo, ero contenta. Avevo dimenticato cosa fosse la vera felicità.La felicità. Rendeva sopportabile persino la morte.
Questo è un giorno in cui vorrei chiudere gli occhi, svegliarmi e pensare che fosse solo un incubo.
Tanto più l’uomo è indulgente con se stesso, tanto più diventa infelice.
Sono instabile e metereopatica, una grande scassa spippole per intenderci. Sono impulsiva e capricciosa, a volte bimba o pasticciona… ma non perdo mai la mia corona. Sono una principessa scalza… e di bellissimo ho il cuore, i sogni e il sorriso.
Quando mi sveglio al mattino, ho bisogno del sole che scaldi il mio viso e di una speranza che scaldi il mio cuore. Ho bisogno di credere che nulla sia impossibile e che il destino lo realizzo da me.
Il tempo scorre, e, noi, noi scorriamo via in fretta troppo in fretta dimenticando di sorridere dimenticando come guardarci negli occhi… dimenticando come camminare insieme, come essere bambini. Ed è cosi che il tempo scorre e noi con esso, dimenticando di vivere e non semplicemente sopravvivere!