Mariella Buscemi – Tristezza
La solitudine mi ha fatto doppia perché io non fossi più mancante dell’altro. È attraverso l’altra voce dentro me che mi faccio compagnia: scissa, ma unita; rotta, ma intera; una, ma non una.
La solitudine mi ha fatto doppia perché io non fossi più mancante dell’altro. È attraverso l’altra voce dentro me che mi faccio compagnia: scissa, ma unita; rotta, ma intera; una, ma non una.
Quel che penso è che purtroppo quando in ballo ci sono i sentimenti, dico quelli veri però, uno ci spera sempre, sino a rasentare il paradossale; penso che il desiderio di un ritorno sia finalizzato non solo ad accertarci se la persona che ci ha lasciati sia stata davvero nostra, ma anche se noi siamo stati davvero di quella persona, se riusciamo nuovamente ad accoglierla come se nulla fosse capitato, quasi con la tendenza assurda ad annullare l’eventualità del perdono perché è come se ritenessimo che non ci sia proprio nulla da perdonare, quasi i giochi s’invertono: siamo noi a dover essere perdonati forse per l’immane stupidità e la pericolosità delle nostre dipendenze sentimentali. È tutto un autoinganno!
Succede di essere invidiosi di qualcuno, succede e non possiamo farci un bel niente. E succede anche che una piccola parte malsana di noi gioisce quando la felicità di quel qualcuno viene incrinata o perduta: dovremmo però chiederci quanto sia vera la felicità del prossimo che tanto invidiamo e, soprattutto, quanto gli possa essere costata, quanto possa aver sofferto, combattuto e pianto prima di raggiungere quel piccolo spicchio di felicità senza che nessuno lo sapesse… e forse questo ci renderebbe meno invidiosi e più contenti della felicità degli altri.
Ho innestato tra le voglie il fermo immagine del profumo d’un fiato, quello che mi si imprime dentro quando restiamo estatici, statici ad ascoltarci l’amore.La non parola sulla sensazione, la pelle sul contatto, gli odori tra i sapori.Diventi calco tre le coste perché io, convessa, possa incastrarmi come pezzo mancante dei tuoi respiri, ché se vengo meno è asfissia, se mi insinuo come piaga tra le carni, ancor prima, come coltello, cercarti in punta, sanguinarti, m’incuneo, pelle di pelle, sottocutanea tra le viscere, spasmo diaframmatico.Lascivia.Stremata, con il fianco sporgente ad attendere la mano, la curva dopo la vita che si distende e protende.Mi guardi il sonno?Custode della mia carne tra i silenzi di ciò che viene dopo.
La gente è pronta a ferirvi in ogni istante della vita, prendendosi gioco con la scusa di esserti amica.
Far del male a qualcuno non significa sempre cattiveria… forse, talmente tanto se ne riceve di male che farne a propria volta diventa un condividerlo per sgravarsene un po’ di dosso…
Non è una lacrima a far capire se qualcuno sta piangendo, così come non è un sorriso a far capire se sta ridendo. Se solo pensassimo quante cose si possono nascondere dietro una lacrima o un sorriso.