Mariella Buscemi – Tristezza
La solitudine mi ha fatto doppia perché io non fossi più mancante dell’altro. È attraverso l’altra voce dentro me che mi faccio compagnia: scissa, ma unita; rotta, ma intera; una, ma non una.
La solitudine mi ha fatto doppia perché io non fossi più mancante dell’altro. È attraverso l’altra voce dentro me che mi faccio compagnia: scissa, ma unita; rotta, ma intera; una, ma non una.
Non provo più niente. Sto diventando impassibile, non riesco più a sentire qualche emozione che mi provochi un brivido, un sorriso. È mortificante come sto buttando una vita così breve, ed è ancora più dolente sapere che non avrò un’altra possibilità, che sto sprecando la mia unica esistenza in questo corpo inadeguato, nei miei pensieri più futili e depressi ci passo momenti interminabili e lenti che mi fanno rendere conto che non c’è più tempo per uno sbaglio come me. Che sono come una macchia d’inchiostro su una camicia bianca, terribilmente fastidiosa. Tutti preferiscono non averla fra i piedi.
Racchiudo le mie speranze nel domani. Oggi è troppo presto per ricominciare. Oggi fa ancora troppo freddo nel mio cuore.
Non c’è attesa per il nuovo anno che possa colmare l’attesa per gli anni passati.
E mentre gli altri sgomitano, io mi scanso e mi faccio da parte, ché a me le gomitate non mi sono mai piaciute; ti lasciano lividi ancora più neri rispetto a quelli che ti procureresti andando a sbattere contro i soliti spigoli immaginari, per la premura di allontanarti bruscamente nel tentativo di trovare la porta che ti accompagnerà verso l’uscita.
– Prendo un foglio per farti sfogare.- Non scrivo con la penna, ma scrivo con il mio sangue.
Quando si è troppo stanchi per essere condottieri forse dovremmo abbandonarci alla guida di chi…