Mario Puzo (Mario Gianluigi Puzo) – Verità e Menzogna
Un avvocato con la sua valigetta può rubare più di mille uomini armati di pistole.
Un avvocato con la sua valigetta può rubare più di mille uomini armati di pistole.
Tutto termina, prima o poi. Persino la verità e l’amore hanno una data di scadenza.
Quando non ti riconosci in alcuna etichetta, è tempo di crearne una nuova.
Quando l’intera realtà si trasforma in un labirinto, di volti, di azioni, di nomi, di apparenze, pareti fatte di verità e di non verità, bisogna scegliere attentamente la direzione. Quella sbagliata potrebbe portare alla morte, o ad altro, anche peggiore. Non è colpa di nessuno se esiste, e non esiste per fare del male. È soltanto matematica, ingegno, pretende onestà. Non si capovolge per andare incontro all’inettitudine, all’errore e alla vigliaccheria. Se non si è capaci, si resta fuori. Si comincia sempre a proprio rischio, l’inizio è esplicito, ma poi cominciano le pagine bianche, senza appigli, non ci sono più cartelli. Quelle pagine vuote non si riempiono a proprio piacimento, perché non sono proprio bianche. Non c’è niente, eppure c’è tutto. La superbia di poterle riscrivere a proprio vantaggio, per salvarsi, sarebbe punita severamente. L’incognita appartiene all’unica legge, che controlla tutte le altre, davanti alla quale persino Dio è costretto a fermarsi: non può cambiare infatti quello che non può neanche raggiungere. Una legge non si conquista, non ci si pianta sopra una bandiera e dire per esempio: “questa è la legge di gravità e adesso è di mia proprietà e dei mie figli, ci farò quello che voglio”. Un labirinto è il perfetto e severo modo per fare una distinzione tra chi è valido, preparato, onesto, e chi pretende con la forza di esserlo imponendo alla legge, con la propria autorità, una verità di parte e limitata. Questa oggettività irremovibile è quello che servo, che amo, non mi piego all’impostura di Dio, che si crede superiore ad ogni legge e in diritto di poter uccidere chi vuole per avere, perché, per dirla in termini ippici, punterei sul cavallo sbagliato, soprattutto su quello dopato.
In Italia lo sport preferito dall’ipocrisia è quello di scandalizzarsi.
Una volta scrivere era una professione nobile: si diffondevano pensieri e parole di patriottismo, libertà, legalità, rispetto per tutti. Ora non lo è più; si trasmettono soltanto veleni, fatti e notizie carpite guardando dal buco della serratura.
Parlare con il cuore fa saltare ogni maschera.