Mario Soldati – Libri
I libri non sono, e non dovrebbero essere, rifugio, evasione dalla vita; ma strumento per guardare più a fondo la vita, mezzo per vivere di più.
I libri non sono, e non dovrebbero essere, rifugio, evasione dalla vita; ma strumento per guardare più a fondo la vita, mezzo per vivere di più.
Lei per me è stata una casa con il tetto di vetro: posso osservare il cielo sentendomi al sicuro.
Ma dentro di me esisti in un modo che mi atterrisce.
L’eternità non è il tempo all’infinito, ma il contrario, la sospensione del tempo, il non tempo.
Come si fa a chiamare realista uno che per un delitto scrive trecento pagine; realista al limite è chi per trecento delitti scrive una pagina.
Ogni notte lo uccido di nuovo. Mille morti, diecimila morti sono niente al confronto di quello che meritava.
Certi libri sembrano scritti non perché leggendoli si impari, ma perché si sappia che l’autore sapeva qualcosa.
Lei per me è stata una casa con il tetto di vetro: posso osservare il cielo sentendomi al sicuro.
Ma dentro di me esisti in un modo che mi atterrisce.
L’eternità non è il tempo all’infinito, ma il contrario, la sospensione del tempo, il non tempo.
Come si fa a chiamare realista uno che per un delitto scrive trecento pagine; realista al limite è chi per trecento delitti scrive una pagina.
Ogni notte lo uccido di nuovo. Mille morti, diecimila morti sono niente al confronto di quello che meritava.
Certi libri sembrano scritti non perché leggendoli si impari, ma perché si sappia che l’autore sapeva qualcosa.
Lei per me è stata una casa con il tetto di vetro: posso osservare il cielo sentendomi al sicuro.
Ma dentro di me esisti in un modo che mi atterrisce.
L’eternità non è il tempo all’infinito, ma il contrario, la sospensione del tempo, il non tempo.
Come si fa a chiamare realista uno che per un delitto scrive trecento pagine; realista al limite è chi per trecento delitti scrive una pagina.
Ogni notte lo uccido di nuovo. Mille morti, diecimila morti sono niente al confronto di quello che meritava.
Certi libri sembrano scritti non perché leggendoli si impari, ma perché si sappia che l’autore sapeva qualcosa.