Marshall McLuhan – Tempi Moderni
L’automobile è diventata un articolo di vestiario senza il quale ci sentiamo nudi, incerti e incompleti.
L’automobile è diventata un articolo di vestiario senza il quale ci sentiamo nudi, incerti e incompleti.
Sono contrario a tutto ciò che compromette l’ignoranza naturale. L’ignoranza è come un delicato frutto esotico: toccalo, e ne viene meno la freschezza.
Vivere fuori dagli schemi è l’unica cura contro questa asfissiante società falsa e consumista pronta a puntarti il dito addosso. Pronta ad inglobarti nella sua monotonia. Bisogna alienarsi dai canoni che ci vogliono come un fluire di immagini mutanti in relazione agli occhi che ci osservano. Bisogna essere sempre veri, cristallizzarsi in un’unica forma che rimanga autentica in questa ipocrita umanità che robotizza anche i sentimenti. Sempre pronti a difendere i propri confini senza mai attaccare quelli degli altri. Portare avanti con decisione i propri ideali essendo però capaci di correggerli in corsa. Ragionare con la propria mente tenendo intelligentemente conto di quello che ci circonda. Bisogna vivere fuori dalla “gabbia” dando comunque importanza ad essa. Il mondo è malato, e noi siamo l’antidoto. Noi giovani – giovani con la voglia di “spaccare tutto” – giovani che vogliono dimostrare a coloro i quali tentano di intercalarci in un sistema statico e marcio che noi siamo il “caos”. Dimostriamo che non siamo la “crazy generation” ma solo ragazzi che riescono ad affiancare il divertimento estremo ad una maturità che riesce a convivere con la nostra voglia di libertà rendendo la nostra esistenza una dolce congerie di tutto ciò. Lottiamo! E puntiamo sempre alla luna che da lassù ci osserva incontrastata, nel peggiori dei casi avremo passeggiato a testa alta tra le stelle del firmamento.
Uno dopo l’altro si alzano i sottili veli di grazia scura, e a grado a grado le cose si vedono restituire le loro forme e i loro colori, e vediamo l’alba rifare il mondo nel suo disegno antico. Gli esangui specchi risplendono la loro vita imitativa. Le candele spente stanno in piedi là dove le abbiamo lasciate, e accanto a loro giace il libro semisfogliato che stavamo studiando, o il fiore con un filo di metallo per gambo che abbiamo portato al ballo, o la lettera che non abbiamo avuto il coraggio di leggere, o che abbiamo letto troppo spesso. Nulla ci sembra mutato. Dalle ombre irreali della notte ritorna la vita reale che ben conosciamo. Dobbiamo riprenderla là dove abbiamo smesso, ed ecco che si impossessa di noi il terribile senso della necessità di continuare a spendere la nostra energia nella stessa noiosa routine di abitudini stereotipate, o forse il selvaggio desiderio di poter aprire i nostri occhi su un mondo rinnovellatosi nella tenebra per il nostro piacere, un mondo in cui le cose abbiano forme e colori nuovi, e sia mutato, o abbia altri segreti, un mondo in cui il passato abbia poco o nessun posto.
I giorni passano in fretta, così rapidi da non rispettare nemmeno le ore.
Siamo nell’era in cui non sono più gli uomini a prostituirsi, ma le loro coscienze.
Non ho mai fatto, e non riesco ancora a fare distinzione tra il “così detto; virtuale” ed il “così immaginario, reale”.