Massimo Bisotti – Libri
Ma io ti voglio reale, ti voglio vivo, ti voglio respiro. Ti voglio germoglio del domani e non chimera dispersa fra i passi dei deserti dell’anima.
Ma io ti voglio reale, ti voglio vivo, ti voglio respiro. Ti voglio germoglio del domani e non chimera dispersa fra i passi dei deserti dell’anima.
C’è chi ti ruba l’aria e chi te la ridà, dosandola in quel modo così perfetto da insegnarti a respirare.
Due pezzi di puzzle. Fatti l’uno per l’altro. Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell’istante, li aveva finalmente ritrovati.- Diavolo! Lo dicevo Io che non potevano essere scomparsi.
A volte si è troppo vicini da non riuscire a vedersi e poi troppo lontani da aver freddo vicino agli altri.
“Dovrò comportarmi bene, se non voglio farmi fulminare di nuovo dai tuoi occhioni”.Cassie sorrise. Avrebbe voluto prendere la mano di Nick ma non lo fece, d’ora in avanti avrebbe dovuto farcela da sola.
L’esasperazione, la stanchezza, il male di vivere, spesso, portano a vedere negli altri, in coloro che ci stanno vicini, la causa di tutte le nostre difficoltà, dei nostri mali. È la via più facile, anche se non indolore, per sfuggire alla verità, alle umane, umanissime paure.Diventiamo ciechi nei confronti delle responsabilità e non ci accorgiamo che la vita è come ce la siamo costruita noi.Che cosa porta l’uomo a cercare fuori di se l’essenza della vita? Perchè è pronto a disperarsi nella solitudine o, peggio, tra le falsità, le meschinità, l’ipocrisia di uomini senza scrupoli, senza ideali. Assetati di fama e di potere?Perchè non sa riconoscere la propria potenzialità, la grandezza del suo essere, con i suoi limiti, le sue capacità? Perchè non crede in sè al di là di come gli altri lo giudicano, di come lui si giudica?Finche l’uomo non si accetta e non inizia un dialogo con se stesso, non troverà mai la serenità a cui anela, la pace interiore, la capacità di affrontare le tempeste della vita.(da “Alle porte della vita”)
L’essere è sé. Ciò significa che non è né attività né passività. Non si può tuttavia dirlo “immanente a se stesso”, perché l’immanenza è sempre un rapporto a se stesso. Ma l’essere non è rapporto a se stesso, è invece se stesso. Riassumeremo tutto questo dicendo che l’essere è in sé.Che l’essere sia in sé significa che esso non rinvia a sé, come fa la coscienza di sé: questo sé esso lo è. In realtà, l’essere è opaco a se stesso e lo è perché è pieno di se stesso. È ciò che diremo meglio affermando che l’essere è ciò che è.L’essere è, l’essere è in sé, l’essere è ciò che è. Ecco i tre caratteri che l’esame provvisorio del fenomeno d’essere ci permette di attribuire all’essere del fenomeno.