Matteo Pagni – Destino
Siamo testimoni e vittime del tempo in cui viviamo.
Siamo testimoni e vittime del tempo in cui viviamo.
Anche se le amicizie finiscono, i ricordi, quelli rimangono, e nulla e nessuno potrà mai scalfirli, neanche il tempo. Il destino, e lui che ci fa incontrare ed è sempre lui che sceglie quando dobbiamo dividerci, a volte ti sembra crudele, spietato, ma grazie a lui riesci a fare cose che in altri momenti non avresti mai avuto il coraggio di fare, il destino, a volte ti è più amico di quando pensi.
Anche chi è davvero puro interiormente deve a volte sporcarsi con lo sterrato del fuori strada,per sentire il mal’odore dell’invidia,per sentire le urla degli iracondi,per guardare in faccia l’avarizia… più totale,affinché possa desiderare di tornare in carreggiata e continuare onestamente la sua esistenza…
Siamo nati privi di conoscenza,ma ricchi d’istinto.Siamo stati nutriti dal saperedi chi ci ha cresciuto.Abbiamo tutti una storia da raccontare,la quale racchiude i problemiche abbiamo dovuto superare.L’età della nostra pelle,molto spesso è diversadall’età del nostro cuore,e lo specchio non la riconosce.Ad una certa etàcrediamo di non aver più nulla da imparare,ma ogni giorno la vita ci dimostra il contrario.Viviamo con lo sguardo rivolto verso terrae non guardiamo mai quanto è bello il cielo,ed un giornoquando avremo molto tempo per farlo,i nostri occhi saranno chiusie ci resteranno solo le immaginidi quello che il nostro cuoreci ha fatto vedere per molti lunghi anni!
I genitori ai tuoi occhi sembrano sempre immortali ma quando poi su un letto ti chiedono aiuto e li vedi soffrire pensi che anche la loro vita ha un termine e ti accorgi che la morte esiste…
Allora eri felice! – esclamavo, mentre rapidamente mi avviavo alla città – Allora eri come un pesce nell’acqua! Dio del cielo! Questo è il destino che hai dato agli uomini: di esser felici soltanto prima di acquistare la ragione, e dopo averla perduta! Disgraziato! Eppure io invidio il tuo turbamento, lo smarrirsi dei sensi nel quale tu langui. Tu esci pieno di speranza a raccogliere fiori per la tua regina, d’inverno, e ti rattristi e non puoi comprendere perché non ne trovi. E io… io esco senza speranza, senza scopo, e ritorno come sono uscito. Tu immagini quale uomo saresti se gli Stati Generali ti pagassero. Felice creatura che puoi attribuire a un ostacolo terreno la tua mancanza di felicità! Tu non senti che la tua miseria dipende dal tuo cuore distrutto, dal tuo cervello turbato, e che tutti i re della terra non possono aiutarti.Deve morire disperato colui che deride un malato che viaggia verso lontane fonti che aumenteranno la sua malattia e renderanno più dolorosa la sua fine; colui che insulta un cuore oppresso che per liberarsi dai suoi rimorsi e metter fine ai dolori dell’anima intraprende un pellegrinaggio al santo sepolcro. Ogni passo che gli lacera i piedi per i sentieri non segnati, è una goccia di balsamo per il suo animo oppresso; ad ogni giornata di cammino il suo cuore si riposa, alleviato da molte afflizioni. E voi osate chiamare questa follia, voi, mercanti di parole adagiati sui vostri guanciali? Follia! Dio, tu vedi le mie lacrime! Dovevi tu, dopo aver creato misero l’uomo, dargli anche dei fratelli che gli rapissero il poco che possiede, e il poco di fiducia che egli ha in te, Dio d’amore! Poiché la fiducia in una pianta salutare, nel succo della vigna non è altra cosa che la fiducia in te; la persuasione che tu hai comunicato a tutto quanto ci circonda una forza che guarisce o che consola e di cui possiamo aver bisogno ad ogni istante. Padre, che io non conosco! Padre che prima riempivi la mia anima, e che ora hai distolto da me il tuo viso! Chiamami a te! Non rimanere più a lungo silenzioso! Il tuo silenzio non potrà trattenere quest’anima assetata! Un uomo, un padre, potrebbe forse adirarsi quando il figlio ritornando all’improvviso gli si gettasse al collo esclamando: Sono tornato, padre mio! Non t’irritare se abbrevio il pellegrinaggio che secondo il tuo volere avrei dovuto ancora proseguire. Il mondo è uguale dappertutto, nella fatica e nel dolore, nella ricompensa e nella gioia: ma che m’importa? Io sto bene dove tu sei, e vicino a te voglio godere e soffrire. E tu, amato padre divino, respingeresti da te questo figlio?
Prima o poi l’inverno arriva per tutti.