Michelangelo Da Pisa – Sogno
Ho investito in sogni a lungo termine perché il tasso emozionale era più remunerativo.
Ho investito in sogni a lungo termine perché il tasso emozionale era più remunerativo.
Quando la realtà ci prende troppo la mano e ci si dimentica di sognare, è bello leggere libri di chi, continuando a credere in un sogno, ce l’ha fatta.
La malinconia non saprei davvero come collocarla nella famiglia degli stati d’animo. Somiglia alla tristezza, ma più raffinata ed elegante, è timida celandosi dietro un accenno di sorriso, cammina fiera, petto in fuori, ma sbircia alle sue spalle illudendosi di essere seguita dal ricordo, sbatte la porta sperando che non si chiuda del tutto e si nutrirà di quello spiraglio. La riconosci all’istante nello sguardo di chi hai di fronte perché ti trapassa alla ricerca di un rimpianto, la malinconia non è per tutti, è un fregio complesso per gli animi semplici.
Per gli indecisi ho sempre provato un sentimento ibrido, a metà strada tra la tenerezza e l’ira. Li osservo e li vedo sempre lì, in punta di piedi, sull’orlo di una decisione, in bilico tra un forse e un quasi, con la zavorra delle loro insicurezze, perennemente in ritardo all’appuntamento col destino, decisi nell’essere indecisi.
I sogni sono come i castelli di sabbia, si costruiscono e alimentano con le migliori speranze poi: il vento, il mare oppure la semplice realtà si occupa di loro.
Hai presente la tintura di iodio? Puzza, fa dannatamente male, ma sai che è necessaria. Hai presente la verità?
Col tempo ho plasmato i miei sogni e con essi anche me stesso.