Michelangelo Da Pisa – Speranza
Ho messo in quarantena le mie speranze in attesa di guarire dalle mie paure.
Ho messo in quarantena le mie speranze in attesa di guarire dalle mie paure.
Ho pianto. Per rabbia, per gioia, per dolore, dinanzi un’emozione. Ho pianto tutte le volte che la vita m’ha dato un morso o un bacio.
Ho cercato in dizionari, romanzi e poesie una valida definizione dell’amore, che ne potesse sviscerare l’essenza. Eppure ogniqualvolta incroci lo sguardo di una madre al cospetto d’un figlio, realizzo che secoli di parole non sono riusciti a imbrigliarne l’esuberante dolcezza, l’incondizionata longevità, l’incosciente bellezza, la fiera fragilità.
Noi siamo la specie evoluta. Eppure non ho mai visto un caimano inquinare un fiume, mai sentito di un gabbiano che abbia sparso fumi di morte nel cielo, mai osservato un ornitorinco uccidere suoi simili per futili motivi, mai letto di un orso che abbia immesso CFC nell’aria, mai appurato che un pitone abbia abbattuto foreste. Mai saputo di un animale che volutamente e sistematicamente autodistrugga il proprio habitat. Noi siamo la specie evoluta. Certo.
Essere figli di un buon uomo o di una buona donna è grammaticalmente identico, ma nella triviale sottocultura sessista, no. Il rispetto inizia dalle parole, dal loro mero significato, al netto del fango accumulato in secoli di incuria culturale.
T’ignorerò per sempre, ma in comode rate mensili.
Se ci penso bene, ognuno sarebbe esattamente quello che potrebbe essere se altri non gli avessero imposto dei limiti. Checché se ne dica, nessuno respira a pieni polmoni la libertà che decanta.