Michele Sannino – Desiderio
Forse chiedevo troppo, quando ho chiesto: voglio solo essere felice.
Forse chiedevo troppo, quando ho chiesto: voglio solo essere felice.
Quando è sera cerco quel silenzio dolce che mi accarezza il cuore nei giorni di luna storta.
Vorrei avere sempre la forza di lottare per ciò in cui credo, alzare orgogliosamente gli occhi al cielo e dire: anche oggi ho contribuito a migliorare il mondo. Vorrei risvegliare la speranza in coloro che l’hanno perduta a causa della stupidità umana, ridare fiducia ai miei figli con la promessa di un futuro migliore. Vorrei versare una lacrima di gioia sapendo ogni bambino tra le braccia della madre. Vorrei Dio non assistesse impotente alla distruzione di ciò che ha creato con fatica e tanto amore, fidandosi dell’unico essere che non sa apprezzarlo.
Voglio assaporare i tuoi baci, perdermi nei tuoi sospiri, e poi fondermi in un amplesso d’infinita passione.
Amo la vita, anche se non è quella che vorrei. Amo i bambini, perché in loro c’è quello che nei grandi non c’è: l’essere spontanei, l’innocenza allo stato puro.
È bramosia qualunque cosa non si può avere.
Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa da fine l’appagamento; tuttavia per un desiderio che venga appagato, ne rimangono almeno dieci insoddisfatti; inoltre la brama dura a lungo, le esigenze vanno all’infinito; l’appagamento è breve e misurato con mano avara.Anzi, la stessa soddisfazione finale è solo apparente: il desiderio appagato dà tosto luogo a un desiderio nuovo: quello è un errore riconosciuto, questo è un errore non conosciuto ancora. Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole… bensì rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento.