Michele Sannino – Stati d’Animo
Cosa aspetti chiese il pensiero al cuore, il cuore rispose il sole che asciuga la pioggia che c’è dentro di me.
Cosa aspetti chiese il pensiero al cuore, il cuore rispose il sole che asciuga la pioggia che c’è dentro di me.
Ma io mi sono innamorato molto spesso di me. Sì mi guardo allo specchio… Tò, guarda! Mi sò innamorato!
Ci sono vibrazioni sulla pelle che non si sentono con l’udito, ma con tutti i sensi.
Non è una semplice distanza a tenere lontani due persone ma la poca complicità che li riveste.
Mi accosto all’immagine di una lastra di marmo. Piatta e fredda, si direbbe. Io, invece, rispondo: piena di venature. Porzioni levigate, bianche e finissime, altre granulose, intervalli di grigio tendente al nero o sfumati a cogliere accenni di azzurro, per poi, farsi più marcati e sembrare lividi. Ecco perché mi risaltano le venature, per via dei lividi con i quali entro, spesso, in confidenza perché senza non ci so stare e me li infliggo io per prima, anticipando i colpi di chi, pronto con la frusta in mano, mi farebbe ancor più male. Questo è il mio personale concetto di “tra i due mali, meglio quello minore” e quello minore è quello che m”infliggo io, si fa per dire, per carità, ché io picchio duro con il sadismo che mi tiene a braccetto e mi dà il salario a fine mese, lavoro alle sue dipendenze ed in tempi di crisi, non posso fare neppure la preziosa.
L’urlo dell’assenza è un’enfasi d’appartenenza.
Fluttuando tra stati comatosi, percezioni extrasensoriali e sogni perversi… mordo placidamente il frutto del peccato.