Mirko Badiale – Libri
Non si è mai meno soli di quando si legge, leggere è sapersi tenere compagnia.
Non si è mai meno soli di quando si legge, leggere è sapersi tenere compagnia.
La parola è per metà di colui che la parla.
Gli uomini sono specchi gli uni degli altri, quanto meno riflettono chi hanno davanti tanto più sono veri.
Nel nostro gruppo è diverso il tipo di libertà che arriva attraverso la droga.Noi non abbiamo bisogno del Sound per farci rintronare con la musica ad altissimo volume. Per quelli del nostro gruppo è proprio il colmo farsi il trip della libertà sotto lo sbriluccichio delle reclame del Kurfurstendamm.Noi tutti odiamo la città. Siamo nel trip della natura totale. Il fine settimana giriamo per tutto lo Schleswig – Holstein in macchina e poi a un certo punto camminiamo a piedi finché non troviamo un posto assolutamente figo.Andiamo spesso nel moor, in posti dove garantito non ci arriva nessuno.Ma la cosa più fantastica è la nostra cava di calce. Un buco pazzesco in mezzo al paesaggio. Lungo quasi un chilometro, largo trecento metri e profondo cento.Le pareti sono perpendicolari. Lì sotto è molto caldo. Non c’è vento. Ci crescono le piante che non ho mai visto altrove. E dei ruscelli chiarissimi scorrono in questa valle pazzesca. Dalle pareti scendono cascate. L’acqua colora le pareti di rosso ruggine.Dappertutto ci sono dei macigni bianchi che sembrano ossa di animali preistorici e forse sono proprio delle ossa di mammuth.Le enormi scavatrici e i carrelli di trasporto, che di giorno fanno un rumore che nevrotizza, durante il fine settimana sembrano come inadoperati da secoli. La calce li ha resi completamente bianchi già da un sacco di tempo.Siamo completamente soli in questa valle della follia.Le pareti perpendicolari di calce ci separano tutt’intorno dal resto del mondo. Da fuori non arriva nessun rumore. L’unico rumore lo fanno le cascatelle.Noi ci immaginiamo di comprarci la cava di calce quando non verrà più sfruttata. E lì sotto ci vogliamo costruire delle case di legno con un enorme giardino pieno di animali e con tutto quello di cui uno ha bisogno per vivere.L’unica strada che c’è per arrivare alla cava la vogliamo chiudere.Non avremmo comunque più alcuna voglia di ritornare su.
Mi figuro, per un inestirpabile pregiudizio di scrittore, che nulla resterà non detto.
Non esistono libri morali o immorali. Ci sono solo libri scritti bene o libri scritti male. Questo è tutto.
Ettore sorrise. E Andromaca gli andò vicino e lo prese per mano. Piangeva e diceva “Infelice, la tua forza sarà la tua rovina. Non hai pietà di tuo figlio, che è ancora un bambino, e di me, sventurata? Vuoi tornare là fuori, dove gli Achei ti balzeranno addosso, tutti insieme, e ti uccideranno?”. Piangeva. E poi disse: “Ettore, se io ti perdo, morire sarà meglio che rimanere viva: perché non ci sarà conforto, per me, solo dolore. Io non ho padre, non ho madre, non ho più nessuno. Il padre me l’ha ucciso Achille quando distrusse Tebe dalle alte porte. Avevo sette fratelli e tutti li uccise Achille, nello stesso giorno, mentre pascolavano i buoi, lenti, e le candide pecore. E mia madre, Achille se la portò via, e poi pagammo per riaverla, e lei tornò, ma per morire di dolore, d’improvviso, nella nostra casa. Ettore, tu mi sei padre, e madre, e fratello, e sei il mio sposo, giovane: abbi pietà di me, resta qui, sulla torre. Non combattere in campo aperto, fà arretrare l’esercito vicino al fico selvatico, a difendere l’unico punto debole delle mura, dove già tre volte hanno tentato l’assalto gli Achei, spinti dal loro coraggio.”Ma Ettore rispose: “So anch’io tutto questo, donna. Ma la vergogna che proverei a tenermi lontano dalla battaglia sarebbe troppo grande. Io sono cresciuto imparando a essere forte sempre, e a combattere ogni battaglia in prima fila, per la gloria di mio padre e per la mia. Come potrebbe il mio cuore, adesso, lasciarmi fuggire? Io lo so bene che verrà il giorno in cui perirà la sacra città di Troia, e con essa Priamo e la gente di Priamo. E se immagino quel giorno non è il dolore dei Troiani che immagino, né quello di mio padre, di mia madre, o dei miei fratelli, caduti nella polvere uccisi dai nemici. Io, quando immagino quel giorno, vedo te: vedo un guerriero Acheo che ti prende e ti trascina via in lacrime, ti vedo schiava, ad Argo, mentre tessi le vesti di un’altra donna e per lei vai a prendere l’acqua alla fonte, ti vedo piangere, e sento la voce e sento la voce di quelli che guardandoti dicono” Eccola lì la sposa di Ettore, il più forte di tutti i Troiani”. Possa io essere sotto terra prima di dover udire le tue grida.