Paola Golin – Vita
Da tempo la notte non mi raccontava cose belle. Per troppo tempo ha cullato la mia disperazione. Ora è amica dei miei sogni, delle mie speranze. Dolcemente mi tende le sue braccia e ascolta i pensieri di una donna nuova.
Da tempo la notte non mi raccontava cose belle. Per troppo tempo ha cullato la mia disperazione. Ora è amica dei miei sogni, delle mie speranze. Dolcemente mi tende le sue braccia e ascolta i pensieri di una donna nuova.
Se una persona vuole vedere la stella più bella che c’è nel cielo guarda tre secondi fuori dalla finestra per tre volte ogni notte sperando appaia, noi siamo coloro che si sdraiano in un campo aspettando la comparsa.
Non si cresce nei 365 giorni vissuti nel proprio paese, si cresce nei 30 giorni lontani da esso.
Lotti e reagisci, ti apri e ti sforzi di vedere oltre un atteggiamento, poi ecco che all’improvviso apri gli occhi e sorridi pensando che non sei tenuta a farlo. Che chi è pulito, chiaro e sincero si vede e si sente. Che non vale tutto questo attendere e aspettare. Che vali di più di tante parole belle e profumate. Vali quel tanto che basta da pretendere che gli occhi che si posano su di te provino ogni tanto anche loro a guardare oltre, a capire; e a rispettare ciò che vedono!
Apprezzo e amo la vita così com’è, perché la conosco, non posso dire altrettanto della morte, perché non la conosco, e quando arriverà, non avrò modo di esprimere nessun giudizio a riguardo.
La vita ha una grande, grandissima sala d’attesa. Fissi la porta di quell’ascensore che speri si spalanchi all’improvviso. C’eri arrivata, eri lì, ti avrebbe portato in alto, lì a quel settimo cielo di cui avevi sempre sognato le nuvole e gli angeli, ma qualcuno più veloce l’ha chiamato prima di te; pensavi andasse su, invece l’hanno chiamato da sotto: avrebbe fatto meglio a far salire te! E le vite di tutti sono porte scorrevoli di ascensori di antichi palazzi che hanno dentro storie, quadri appesi a chiodi arrugginiti, stanze, segrete, sotterranei, armadi abitati da scheletri, pareti umide e qualche ornamento sfarzoso qua e là. Quanti ritardatari e quanta gente rimasta giù in questa grandissima sala d’attesa. Si fanno anche bell’incontri di tanto in tanto, altre volte brutti, ma ad accomunarci questa stessa necessità di raccontarci le vite e di quella volta in cui abbiamo perso l’ascensore e siamo rimasti a terra. Non ti resta che aspettare che la porta si apra per portarti a casa tua, lì al piano che ti è stato assegnato.
Il segreto della felicità non è fare ciò che si vuole, ma volere sempre ciò che si fa.