L’infinito che siamo dentro, è paragonabile all’universo che è fuori. C’è talmente tanto da scoprire di noi stessi, nessuno sa quanto sia profondo il nostro essere. La perfetta conoscenza del nostro io, dovrebbe diventare priorità di ognuno di noi.
Se capissimo cosa significa il sapore di un bacio mai dato, l’abbraccio ad un figlio mai nato, l’odore di un giorno mai vissuto. Le parole che non hai mai trovato, l’amore dietro un sorriso negato, la gioia di esistere per chi non c’è più e la fatica di esistere, per chi non c’è ancora. Il cuore che non batte più, ma non significa che sei già morto, i colori che non vedi più, i dolori che non senti più. Se capissimo.
A un uomo è sufficiente concedere l’opportunità per dimostrare che è peggio di quel che appare.
Il mondo non è come appare, ma come ciascuno di noi lo vive e lo vuole.Perché siamo noi la misura del mondo, e non il mondo la nostra misura.
Bisognerebbe riuscire a classificare ogni cosa anche dal punto di vista degli altri.
Di tutte le forme che ci sono per comunicarci e sentirci vicini io ho scelto la più antica, “la penna”.
Il labirinto. Anche noi, con un discreto bagaglio d’esperienza, in tutto questo casino non riusciamo più a consigliare la retta via, quando ancora noi stessi non riusciamo a venirne fuori.