Rita Marianna Monterosa – Tristezza
È un insieme di nostalgie la tristezza, abita in una lacrima a lungo trattenuta.
È un insieme di nostalgie la tristezza, abita in una lacrima a lungo trattenuta.
Che senso ha vivere una vità a metà se la nostra metà non la può vivere con noi?
Oggi ho incontrato un ragazzo cieco che mi ha chiesto come fosse il sole e io gliel’ho descritto. Poi mi ha chiesto come fosse la luna e io gliel’ho descritta. Infine mi ha chiesto come fosse il mondo e io, piangendo, gliel’ho inventato.
Vorrei chiedere scusa a quell’uccellino che ogni mattina canta fuori dalla mia finestra, per non avere abbastanza saggezza da scordare i miei problemi al suo incantevole cinguettare.
Ma alla fine cos’è questo silenzio? Un male, un dolore, una cicatrice che spezza il fiato, ti logora l’anima, ti chiude il cuore e ti distrugge i sogni. Io amo il “rumore” quello forte, quello deciso, quello dove le parole ti fanno tremare il cuore, ti scoppiano dentro e ti dicono: io sono qui perché sei tutto quello che voglio e fanculo ai problemi, fanculo a chi non ci crede, fanculo al domani. Oggi siamo io e te e nient’altro che noi.
Lei era come quell’ultima foglia dell’autunno. Ondeggiava nel suo cielo, si sentiva un meteorite stanco. Galleggiava ed echeggiava. Viaggiava in quell’artico inverno, mentre fuori i suoi occhi ammiravano il campo di papaveri sfavillante nella sua splendida primavera.
Come mai ci sono così poche persone perbene? Ne ho abbastanza di questi abbozzi di umanità, di queste caricature, di questi esseri riusciti a metà.