L’uomo del circo si guarda allo specchio mentre lentamente dal viso toglie il trucco e quando lo sorprende la notte, si spoglia di tutto: delle risa, dei sogni, delle gioie e dei dolori in una fredda lunga e buia notte che da tempo cerca colori.
Chi dice “Com’è triste Venezia” non ha mai visto Monfalcone.
Nessun abbraccio, nessun bacio, nessuna carezza, nessun amplesso era capace di guarire la ferita. Cerotti. Uno sopra l’altro, una montagna, su un taglio che non era mai stato pulito e disinfettato.
Le stagioni astronomiche non sempre coincidono con quelle emotive, ci sono inverni che sembrano primavere, e ci sono primavere che hanno i colori cupi dell’inverno.
L’uomo ha bisogno dei ricordi, molto spesso sono lame taglienti, altre volte sono gradevoli passaggi di vita che rivedi volentieri con la mente. I pensieri, talvolta, sono una sorta di salvagente, altre invece sono come un sasso legato ad una corda che ti trascina verso il fondo.
Le parole non finiscono mai. Finisce la voglia di dirle, di ripeterle, per l’ennesima volta.
Tutto passa, ma il dolore resta.