Roberto Saviano – Società
Non siamo il Paese di Riina, ma quello di Falcone.
Non siamo il Paese di Riina, ma quello di Falcone.
È l’innocente che deve temere la giustizia, non il colpevole.
È stata l’estate dell’improvvisazione. Si sono levati gli scudi contro i lavavetri, parlando di multe e di arresti, mentre chi investe qualcuno fa un rapido ingresso in tribunale, poi in carcere, e ne esce altretattanto rapidamente. Passiamo da un eccesso all’altro.
Quello che mi sorprende degli uomini è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute, pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere nel presente. In tale maniera non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.
Dall’alto della loro poltrona, alcuni dirigenti e funzionari, calpestando leggi e regolamenti, abusano dei loro poteri a scapito della povera gente.
In un grande Paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente.
Chi ha sete di giustizia non si disseta mai.