Rosa Cassese – Destino
La vita è appesa ad un “filo” che può essere la “speranza” o la lotta per la “sopravvivenza”.
La vita è appesa ad un “filo” che può essere la “speranza” o la lotta per la “sopravvivenza”.
L’immensità del mare, ti può far “perdere”, tra le increspature delle sue onde; l’immensità del cuore ti può far “ritrovare”.
Quando supererai la paura di lasciare il porto, ti renderai conto di quanto bello è il mare.
Ad un appuntamento puoi scegliere di non andare, ma ci sono appuntamenti col destino a cui non si può mancare, ti ritrovi li e lui entra senza bussare, scacco matto.Con il destino puoi essere il giocatore più abile del mondo ma se lui sceglie di capovolgere la partita non vi è alcuna mossa che tu possa fare.
Giocando sulla polisemia della parola. L’altro giorno un amico sportellista in banca mi ha confidato: – a pensare di come m’era piaciuto da ragazzo quel bigliettino d’auguri con su scritto “Da grande sarai uno che conta” -!
Chiedere perdono a Dio, sarebbe come chiedere assoluzione al delitto.
Diciamo che nulla dura per sempre, poi capita che li incrociamo per strada, mano nella mano, due anziani che hanno dimenticato la fine e che, come ogni altro, lasceranno questa vita ma senza dubitare che il loro amore proseguirà come la strada che stanno percorrendo. Osservandoli, commuovendoci, abbiamo l’opportunità di aprire gli occhi e accettare che se nulla dura è solo perché siamo noi per primi a definire la distanza tra il possibile e l’irraggiungibile, i confini tra noi e gli altri, il criterio secondo il quale qualcosa esiste o no. Pensiamo troppo alla fine, loro invece forse alla fine non ci hanno mai pensato, né ci penseranno.