La bellezza non conosce limiti, non ha ostacoli e non ha bisogno di nessun permesso per poter elargire la sua grazia spontanea: proprio stamane è sbocciato un papavero all’angolo di un marciapiedi divelto, dove nessuno ha seminato, dove nessuno ha annaffiato, ma dove molti hanno guardato per ammirare la perfezione di quei petali color cremisi, che sono sbocciati senza permessi, solo per pura meraviglia dei sensi.
Mi capita spesso di guardare spuntare l’alba. Quel silenzio è una carezza per i miei pensieri.
Labirinti di nuvole spezzano il cielo screziato, l’acqua ritrova il sentiero intagliato nella roccia e riscopre il sapore della terra. Una cadenza regolare e composta sigilla quest’unione rinnovata, un ritmo che ti avvolge, ti cattura… ti lascia intravedere il senso di un’armonia cosmica, le cose che eran perse e si sono ritrovate… Un tempo indefinito dilata l’unità di un battito e offre la visione di qualcosa di più grande, oltre il profilo della pioggia, una geometria in trasparenza che parla di Dio.
Lasciate in pace le foglie cadute, non le spazzate via. Camminateci su per sentirle crocchiare con languore come a estinguere nella cenere focherelli rattrappiti, ma non le spazzate via come ciarpame, ché già dai loro alberi son state abbandonate.
Autunno. C’è chi ci vede le foglie che muoiono. Io preferisco osservare i colori che nascono.
Alla natura sta a cuore solo la nostra esistenza, non il nostro benessere.
Il primo vento autunnale si porta via le foglie dagli alberi lasciandoli spogli così come i miei ricordi di un’estate appena terminata.