Rossella Porro – Abitudine
Dovresti smetterla di usare il condizionale per quello che vuoi.
Dovresti smetterla di usare il condizionale per quello che vuoi.
Per quanto la polvere possa ricoprire un ricordo, non c’è verso, sarà sempre lì appuntato con mille spilli all’anima…
Strana la gente, passa la prima metà della vita a costruirsi prigioni in cui passerà tristemente la seconda metà della vita.
Porto a spasso la mia vita ignara d’averla accanto. L’unico rapporto tra di noi si…
L’abitudine è una palude ben mimetizzata. La scorgi solo quando ormai ci sei caduto dentro.
Le cose complicate vengono scartate come in un processo di selezione naturale, così come le persone. Si tende a scegliere quelle semplice, pacate, che non creano problemi, che non hanno crisi esistenziali né crolli emotivi, le si sceglie convinti di poter viaggiare poi in un fiume di tranquillità.Per questo delle persone difficili ci si dimentica, le si accantona, si tende ad evitarle così da non sentirsi troppo pressati dalla loro presenza.Ed io ho saltato questa fase della selezione naturale. Come per un difetto genetico, come se ricoperta da una coltre di ghiaccio tanto spessa da non permettermi di guardare oltre o di riprendere calore, io cado in errore.Cerco l’errore, la difficoltà, la strada in salita, il sasso nella scarpa, gli occhi gonfi ed il cuore impazzito. Mi emoziono quando non devo, piango mentre tutti sorridono, sorrido tra i fiumi di lacrime. Io mi nutro degli scarti di chi seleziona per un’evoluzione perfetta della specie. Cerco negli angoli, nel buoi dei disastri. Cerco i fallimenti, gli sconfitti, i ritirati.Cerco chi mi somiglia. Cerco il mio errore perfetto.
Della parvenzadei modi e delle parolene farò armaturaa che nessuno potrà mai più farmi male.