Rossella Porro – Accontentarsi
Cosa resta dell’ansia dell’attesa? Alle volte solo l’ansia, altre solo l’attesa.
Cosa resta dell’ansia dell’attesa? Alle volte solo l’ansia, altre solo l’attesa.
È terribile come anche il peggio, diventando abitudine, finisca per sembrare normalità.
Sarebbe bello se fossi una nuvoletta e vivere solo di sogni, ma dobbiamo tener conto che quando dentro abbiamo la vita, abbiamo la forza di essere tenaci e fiduciosi, può anche venire a bussare alla porta quel vento gelido che sussurra insistentemente, ma noi lo mandiamo via, gli facciamo cambiare rotta, facciamo sì che si disperdi nel nulla, perché la voglia di vivere è così forte, quella luce brillante è così accecante, che nulla può spegnere quella speranza che batte nel cuore ad ogni sospiro. L’uomo si abitua a tutto: anche ai propri dolori. Ma è sempre splendido alzare gli occhi al cielo e guardare le stelle, quasi come recitare una preghiera, nell’attesa che qualcosa cambi e la prossima volta alzare gli occhi al cielo per ringraziare.
Non voglio diventare qualcunovoglio semplicemente lasciare qualcosa di menel bene e nel male.
Posso tenderti la mano all’infinito, ma non è detto che il mio infinito non abbia una fine.
È più facile essere dimenticati che dimenticare.
Non si deve mai confondere la perseveranza con l’ostinazione: le battaglie che durano più del necessario non hanno vincitori, ma solo vinti.