Sabina Colloredo – Figli e bambini
La mamma mi fissa, immobile sulla porta.
La mamma mi fissa, immobile sulla porta.
Per averlo cresciuto in grembo, un figlio per la sua mamma non sarà mai soltanto un figlio, ma un prolungamento del suo corpo.
Sento l’amore sorvolare i contorni dei miei occhi, delinearne i contorni con le lacrime cariche d’emozione per comparire sotto forma della “materia organica” più entusiasmante che i miei occhi possano godere ogni giorno: i miei figli.
Maggio. Gli adulti fanno le guerre e poi ci dicono che è per costruire un futuro migliore per noi. Tutto per farci sentire in colpa.
Non ricordo affatto quello che avrei sognato di fare quando ero piccolo. Di certo so che, come tutti i bambini, desideravo libertà, volevo poter essere irriverente.
Per ferire un ragazzo basta poco.
La vita cominciò a germogliare nel tuo ventre, per sbaglio. Per errore perché non era amore, per sbaglio perché il tuo corpo non avrebbe dovuto annaffiare alcun fiore. Il tuo desiderio e la vita sono componenti che vincono sempre, così niente avrebbe più potuto recidere quel fiore che in te si formava. Avevi contro il corpo e la vita, gli affetti e gli sciacalli, ma di battaglia in battaglia facesti in modo che il condottiero della crociata fosti tu. L’eroe vittorioso. Avrebbe potuto non esserci se il più eroico condottiero della vita non si chiamasse “madre”. Uomo non può capire, persino può pensare travisando la realtà, che l’atto d’amore più grande dell’essere umano possa chiamarsi egoismo.