Sabrina Bertocchi – Filosofia
La semplicità è quella “cosa” che complichiamo per paura di vedere la bellezza che vive in ogni vera cosa.
La semplicità è quella “cosa” che complichiamo per paura di vedere la bellezza che vive in ogni vera cosa.
E poi ci sei tu…che hai una lucida visione dell’amore…non come me…e poi ci sei tu…che stai li ad aspettare che quel tipo si svegli… e poi ci sei tu…che stai li ad amare qualcuno che vede quanto amore hai per lui…e poi ci sei tu…che in silenzio lo aspetti lo ascolti… e sei felice anche solo se lui è felice…e poi ci sei tu…che aspetti quelli che come me… si accorgano di te… che si accorgano… di che!?
Dio ha dato suo figlio per la nostra salvezza, noi cosa abbiamo dato in cambio?Io ho atteso l’amore di un uomo invano per mesi, anni forse… ma cosa posso pretendere da una razza che Dio ha creato per sentirsi amato e ancora non gli dà soddisfazione di ciò?Meglio sarebbe forse comprare un pesce rosso che si avvicina quando gli metti il cibo nella vaschetta! Ma mai dare se stessi a nessuno, la fine di Gesù Cristo sulla croce insegna!
Tutto ciò che la mente comprende, lo comprende non perché concepisce la presente esistenza… perché concepisce l’essenza.
Chi non irradia una forza di esibizione e attrazione più intensa degli altri, chi non si mette in mostra e non è irraggiato dalla luce della pubblicità non ha la forza di sollecitarci, di lui neppure ci accorgiamo, il suo richiamo non lo avvertiamo, non ci lasciamo coinvolgere, non lo riconosciamo, non lo usiamo, non lo consumiamo, al limite “non c’è”. Per esserci bisogna dunque apparire.
Ella è davvero bella! Povero specchio, deve essere un tormento, fortuna che non sei geloso,. Il suo viso è d’un ovale perfetto, ed ella tiene il capo leggermente reclinato così che, limpida e superba, la sua fronte pare innalzarsi senza che il pensiero la solchi d’una minima ruga. I suoi neri capelli si raccolgono, sottili e morbidi, sulla fronte. Il suo volto è come un frutto, ogni tratto dolcemente pronunciato; la sua pelle, lo sento con gli occhi, è diafana, come velluto toccarla. I suoi occhi: oh! Ancora non li ho veduti, ché sono nascosti dalla frangia di seta si quelle ciglia adunche come uncini pericolosi per chi vuole penetrare il suo sguardo. La sua testa è una testa di Madonna, purezza e innocenza l’improntano. Ella si china come una Madonna, ma non si perde nella contemplazione dell’unico, il che dona una variazione all’espressione del suo volto. Ciò che ella contempla è il Molteplice, il Molteplice sul quale il lustro e lo splendore terreni gettano un loro riflesso. Si leva un guanto per mostrare allo specchio e a me una mano destra bianca e perfetta come marmo antico, senza alcun ornamento e neppure il liscio anello d’oro al terzo dito – brava! Ella solleva gli occhi: come tutto in lei si trasfigura, pur rimanendo invariato! La fronte è un po’ meno alta, il volto un po’ meno regolarmente ovale ma più vivo.
Saresti in grado di scrivere qualcosa di ambiguo e sensato, e che nessuno ha mai scritto prima? Io l’ho appena fatto.