Sabrina Bertocchi – Vita
Come può il cielo non sorridere e piangere di noi esseri che camminando inciampiamo nei nostri stessi passi, piegandoci ci riallacciamo le stringhe per incampare nuovamente?
Come può il cielo non sorridere e piangere di noi esseri che camminando inciampiamo nei nostri stessi passi, piegandoci ci riallacciamo le stringhe per incampare nuovamente?
Chi fabbrica sul passato interra le proprie fondamenta nel fango.
Accade che un giorno ti guardi allo specchio e non sei più tu. Osservi la fronte più ampia, il pozzo più scuro degli occhi, ti soffermi sull’intreccio sottile di rughe. Capisci di essere solo, non di esserlo diventato ma di esserlo stato da sempre. Si nasce e si muore soli, due eventi grandiosi con un unico protagonista e tra questi si evolve la vita che spesso è un monologo contraddittorio nel continuo tentativo di ovviare alla solitudine, un cercare di uscire da questa realtà intrinseca. Si tendono mani, si trovano occhi, si ascoltano voci, tutto per sentirsi meno perduti. L’errore più grande è voler mettere la propria felicità nelle mani di un altro. L’errore più grande è illudersi di non essere soli.
Trovare scappatoie quando non si vuole guardare dentro se stessi è la cosa più facile al mondo. Una colpa esterna esiste sempre, è necessario avere molto coraggio per accettare che la colpa – o meglio la responsabilità – appartiene a noi soltanto.
Ho imparato che la paura è nemica della vita e che si può essere convinti di tante cose, ma è solamente quando ci si trova in mezzo che capiamo se le nostre certezze reggono davvero il confronto.
Le cose non cambiano; siamo noi che cambiamo.
Non aspettarti mai niente dalla vita. Se non fai la prima mossa resterai sempre in attesa di un avvenimento che speri che si realizzerà, ma non arriverà mai.