Sergio Rimondot – Tristezza
Dolci amari ricordi che riaffiorano alla mente e gli occhi fissi all’orizzonte che un tempo era anche il tuo, in un tramontodi un giorno che ormai è finito.
Dolci amari ricordi che riaffiorano alla mente e gli occhi fissi all’orizzonte che un tempo era anche il tuo, in un tramontodi un giorno che ormai è finito.
Ci terremo per mano al tramonto di un giorno e il sogno della notte non sarà stato vano.
Mi piace quello che non dici, mi piace questo tuo silenzio che in un abbraccio fa rumore più di tante parole.
Non si può chiedere l’impossibile, a chi non può dare neppure il possibile. Ed il vuoto che rimane, è così vuoto da riempire l’anima.
M’infastidisce quella gente che guarda il capello nell’occhio di un altro, quando poi non vede la trave conficcata nel suo. Mi irritano quando sparlano. Mi rattristano quando sputano veleno. Quando aprono bocca soltanto per sminuire il prossimo. Quando ipocritamente disprezzano chi hanno di fronte, solo per sentirsi migliori. “Poveri” per sentirsi all’altezza del mondo; superiori e perfetti, fanno si che altri scompaiono nel veleno delle loro parole. Ma non hanno capito che le uniche persone che non valgono niente, e saranno niente, buio assoluto saranno proprio “loro” quelle che si ritengono migliori, quelle che non sbagliano mai, quelle che per illuminarsi hanno bisogno di screditare il prossimo. Rimarranno sempre; poveri di cuore.
Le delusioni non ci insegnano ad amare meno, ma ad amare in maniera diversa.
Camminare tra la gente mischiandosi tra i loro abbracci e sorrisi sapendo di non poterne assorbire il calore.