Silvana Stremiz – Religione
Ad un certo punto o Dio c’è o Non c’è dentro di noi, non lo si può inventare.
Ad un certo punto o Dio c’è o Non c’è dentro di noi, non lo si può inventare.
I ricordi a volte fanno male come un coltello conficcato nel cuore. A volte lo scaldano con la loro dolcezza.
Quando faccio bene mi sento bene; quando faccio male mi sento male. Questa è la mia religione.
Non vado d’accordo con chi ha la presunzione del protagonismo da cattedra, né con chi continua a pronunciare provocazioni sulla mia libertà che ho trovato grazie alla Fede e rifiutandomi di conformarmi alle prigioni del mondo.Credo nei valori che Gesù ha consigliato di vivere e vivo rispettandoli per rispettarmi, poiché la mia vita non mi appartiene totalmente e prima o poi dovrò renderla a Colui che mi ha fatto il dono di viverla.A chi non sta bene come sono può anche escludermi perché, in cuor mio, so riconoscere chi mi vuole bene e mi rispetta.La vita è fatta di scelte, io ho liberamente scelto di accogliere tutto quello che la Verità mi Ha concesso di capire e scoprire nel cammino della mia vita; sola, ma non spiritualmente, o in compagnia, seguo la strada verticale anche se è difficile, ma tutto ciò che è veramente importante non è mai stato facile.
Molti italiani, pur modestamente credenti, ritengono il cattolicesimo un patrimonio nazionale irrinunciabile: La Chiesa, da parte sua ha assorbito virtù e vizi degli italiani, in un condizionamento reciproco che ha fatto della religione una caratteristica subculturale, più che un’adesione di fede.
Troppo spesso ho creduto in qualcuno per poi scoprire che il suo abito era “opportunismo”.
Una volta, in russia, un astronauta e un neurochirurgo si misero a discutere sulla fede cristiana. Il chirurgo era credente, l’astronauta no. “Sono stato nello spazio tante volte”, si vantava quest’ultimo, “ma non ho mai visto un angelo”. Il chirurgo, dopo un attimo di riflessione, ribattè: “e io ho operato una gran sfilza di cervelloni, eppure non ho mai visto un solo pensiero”.