Silvana Stremiz – Vita
Sono troppe le ferite che compongono una vita.
Sono troppe le ferite che compongono una vita.
Siamo sempre impegnati a creare noi stessi; ogni momento ci dice chi siamo ed è proprio negli occhi che viaggiano i nostri pensieri.
Io non sono fatta per stare nei dubbi e nei “se”. Io amo le cose chiare e decise. Voglio certezze e non titubanze. Le parole non mi bastano, rasserenano le mie orecchie ma per la mia mente serve altro.
Se cerco di modellare la mia vita su quella di qualcun altro, finisco per sprecarla riproducendo le cose per puro e vacuo spirito di accettazione. Ma se vivo la vita a modo mio e faccio in modo che gli altri artisti mi influenzino solo come riferimenti esterni o come punti di partenza, posso costruire una consapevolezza ancora maggiore invece di restarmene qui inattivo. Se sarò in grado di capire questo e di metterlo in pratica mi sarà d’aiuto, ma ho di nuovo paura… Vorrei soltanto essere più sicuro di me e cercare di scordare tutti i miei stupidi preconcetti e le idee sbagliate e limitarmi a vivere. Semplicemente vivere. Finché non morirò.
Per tutti la vita è un soffio ma per qualcuno è un soffio di alito molto pesante.
Chi uccide l’anima di un bambino, uccide l’anima del Mondo.
Ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, può adottare due atteggiamenti: costruire o piantare. I costruttori possono passare anni impegnati nel loro compito, ma presto o tardi concludono quello che stavano facendo. Allora si fermano, e restano lì, limitati dalle loro stesse pareti. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato. Quelli che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente riposano. Ma, al contrario di un edificio, il giardino non cessa mai di crescere. Esso richiede l’attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere come in una grande avventura.I giardinieri sapranno sempre riconoscersi l’un l’altro, perché nella storia di ogni pianta c’è la crescita della Terra intera.