Silvana Tringali – Vita
Cado, ondeggio, mi perdo, ma poi alla fine mi rialzo e ritorno a volare in questo vortice che mi trascina e che si chiama vita.
Cado, ondeggio, mi perdo, ma poi alla fine mi rialzo e ritorno a volare in questo vortice che mi trascina e che si chiama vita.
Ho toccato il punto più alto della mia grandezza, e all’apogeo della mia gloria mi affretto a tramontare.
Cercare, scovare, chiedere, confrontare ossia mettere in luce, fare luce. É così che mi piace pensare e fare il mio mestiere. Nel quale non serve una lampada, nè una torcia a pile quando si vuole andare oltre gli occhi colmi di attesa di un bambino kosovaro, afgano, somalo, eritreo, angolano, mozambicano, cileno, romeno, dei sobborghi di Philadelphia, di quelli di Liverpool e di Napoli, o di una delle dignitose baracche di Soweto. Basata l’attenzione, per scoprire la luce.
Quando incontri quella tipologia di persona capace di renderti peggiore tirando fuori il peggio che hai dentro, non fare il maledetto errore di permetterglielo. Quelle persone sono proprio quelle che devi lasciare andare perché credimi trattenerle sarebbe l’equivalente di “distruggersi”!
Vivi. Colora le tue forme, ricerca la sostanza. Eterna trasformazione del viaggio.
Quando una volta andati via si arriva poi alla fine del percorso, cosa ci si aspetta?
Il mondo va avanti indipendentemente dalle nostre idee, dai nostri sogni, da chi ci governa, da quel che propagandiamo, da quel che mangiamo, da quel che uccidiamo, da chi salviamo, da cosa facciamo, da cosa viviamo o ricordiamo e da quel che dimentichiamo. Quindi? Il punto è quanto vogliamo far contare l’individuo. Per quel che vale, il mio tempo e il mio spazio son solo miei. Condivisibili, ma miei.