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Silvia Nelli – Vita

I giorni spesso passano tutti uguali. Ne ho visti molti sfilare così nella mia vita. Ne ho visti di bui e di neri. Di calmi e di mossi. Ho visto le ore passare e assieme a loro il mio tempo correva veloce. Se ne andava mentre io ero la ferma, ad aspettare non so che cosa. Inerme di fronte ad una monotonia che mi stava poco a poco uccidendo. Una realtà la mia, che si era trasformata come in un mostro. Un mostro a cui ogni sera davo la buonanotte e dicevo: “Domani andrà meglio”. Beh, il mattino dopo invece quel mostro si era mangiato un altro po di me, della mia vitalità. Quando sei in questa situazione, o ti lasci morire o ti rimbocchi le maniche e lotti per riprendere la tua vita se quella che hai ti soffoca, ti va stretta e non ti rende più felice!

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    Amarsi cosa è? Un diversivo per non sentire il vuoto? Una scusa per non dire che siamo soli? Amarsi cosa è, o per meglio dire cosa è diventato? Un passatempo? O forse un sentimento che ormai sostituisce solo apatia, mancanza di qualcosa? Non so, perché amarsi per me è innanzitutto rispettare ed essere sinceri. Amarsi è condividere parti di se stessi. Mostrarsi nudi ma non solo fisicamente, ma con l’anima e credetemi mettere la tua anima a nudo di fronte a qualcuno è una cosa difficilissima. Amarsi non è un gioco e non merita di essere chiamato amore ciò che per voi è il diversivo alla “monotonia” e non merita amore chi ama con questo concetto! Chi ama in questo modo sarà sempre solo, chi ama nel modo giusto può anche soffrire, ma prima o poi verrà ricompensato!

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    Un’insegnante chiese agli scolari della sua prima elementare di disegnare qualcosa per cui sentissero di ringraziare il Signore. Pensò quanto poco di cui essere grati in realtà avessero questi bambini provenienti da quartieri poveri. Ma sapeva che quasi tutti avrebbero disegnato panettoni o tavole imbandite.L’insegnante fu colta di sorpresa dal disegno consegnato da Tino: una semplice mano disegnata in maniera infantile.Ma la mano di chi?La classe rimase affascinata dall’immagine astratta. “Secondo me è la mano di Dio che ci porta da mangiare” disse un bambino. “Un contadino” disse un altro, “perché alleva i polli e le patatine fritte”.Mentre gli altri erano al lavoro, l’insegnante si chinò sul banco di Tino e domandò di chi fosse la mano. “È la tua mano, maestra” mormorò il bambino.Si rammentò che tutte le sere prendeva per mano Tino, che era il più piccolo e lo accompagnava all’uscita. Lo faceva anche con altri bambini, ma per Tino voleva dire molto.Hai mai pensato al potere immenso delle tue mani?