Sir Jo (Sergio Formiggini) – Tristezza
Quando la realtà mi fa schifo, quando l’umiliazione si trasforma in rabbia e la violenza vince si apre immensa tristezza. Ma la realtà è anche questo!
Quando la realtà mi fa schifo, quando l’umiliazione si trasforma in rabbia e la violenza vince si apre immensa tristezza. Ma la realtà è anche questo!
Lo sguardo vuoto, fisso al soffitto, la sigaretta che lentamente si consuma, mentre mi chiedo se il destino si diverta a giocare brutti scherzi, che se non ci fossimo conosciuti sarebbe andato tutto meglio, sei sbucata nella mia vita all’improvviso, come un piccolo fiore primaverile, piano piano hai riempito i miei vuoti spazzando via dubbi e incertezze, eri il sole che illuminava le mie giornate, eri l’aria che respiravo. Ho lasciato che il mio cuore mi guidasse, ma esso non ha cervello per pensare, occhi per vedere, non può immaginare il dolore di un amore finito senza un perché, non sa cosa significhi dover rinunciare alla persona che ami. Forse se non lo avessi ascoltato oggi non sarai qui a scrivere, forse avrei il coraggio di vivere, perché da quella maledetta sera in cui hai fatto crollare il mio mondo non riesco più a trovare un motivo per ricominciare, la tua voce così fredda e distaccata ha fermato il mio tempo, lasciandomi in ginocchio senza la forza di reagire, ho supplicato che qualcuno mi svegliasse, ho sperato con tutto me stesso che fosse solo un incubo, ma purtroppo era tutto reale, e benché mi nasconda dietro finti sorrisi, la mia anima è ancora lì in ginocchio, niente riesce a scuoterla, niente gioia ne vane speranze, solo il dolore che lentamente la consuma, come una sigaretta che stà per spegnersi.
È terribile quando vorresti essere la stessa di prima, ma anche sforzandoti ti ritrovi diversa, nulla ti soddisfa più, le cose che ti facevano sorridere; ora ti lasciano indifferente, e ti arrabbi con te stessa, ti arrabbi sopratutto con gli altri, che ti hanno resa una persona che non riconosci più nello specchio.
E ha dovuto cambiare via per che la gente non vedesse le sue lacrime che non poteva più nascondere, perche queste lacrime non era di quella notte, era di tante altre: Quelle che portava attraversata nella gola per cinquenta uno anni, nove mesi e quatro giorni.
La condanna peggiore è il rimpianto.
Bisogna piangere, bisogna far uscire quel dolore dal proprio corpo, altrimenti ti divora tutto ciò che di buono ti rimane dentro. Bisogna piangere, ti salva l’anima.
Quando si è molto sofferto, tutto sembra un abuso, ogni sorriso un pugnale, ogni carezza uno schiaffo.