Stefano Medel – Giornata della memoria
Il giorno della memoria,per non dimenticare,per pensare;ciò che è stato è passato,ma può ritornare.
Il giorno della memoria,per non dimenticare,per pensare;ciò che è stato è passato,ma può ritornare.
Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare.
Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.
Per chi ci ha vissuto, Auschwitz non è un luogo, è una sensazione. Il freddo mi entrava dentro e mi rosicchiava. Ero solo con me stesso.
Questo siamo noi, uomini, donne, bambini, tutti uguali, ebrei, tedeschi, russi, francesi, italiani, americani, o di qualsiasi altro luogo della terra.Questo siamo noi, uomini, donne, bambini, carne e ossa, capelli diversi, colore diversi, ma tutti uguali nella sofferenza.Questo siamo noi, uomini, donne, bambini, accumulati da un unico destino, quello della vita e della morte.Uomini, donne, bambini, tutti uguali se non fosse per un cuore diverso per ognuno di noi, un cuore che dovrebbe portare vita e gioia ma che spesso sprigiona solo cattiveria e rancore.
Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà.
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio.