Susan Randall – Stati d’Animo
A volte la vita è un continuo conflitto di cose affrontate e mai chiarite!
A volte la vita è un continuo conflitto di cose affrontate e mai chiarite!
Sono tra quelle persone che ogni tanto amano guardarsi dentro. Mi piace farlo perché spesso ignoriamo le cose che sentiamo, teniamo duro e andiamo avanti. Ma ogni tanto soffermarsi su ciò che sentiamo non è sbagliato. Inutile ignorare un volere, un dolore… Anche se non ti fermi e fai finta che non ci sia non cambia che lui c’è e prima o poi pretenderà di essere ascoltato. Non rimandare, affronta. Fa meno male che rimandare.
Ci sentiamo soli quando non abbiamo qualcuno che è legato a noi in modo talmente profondo da sentire quell’urlo che il nostro silenzio grida.
Non avevo più avuto il tempo di specchiarmi. Tutti questi anni, passati senza desideri, senza impulsi. Sola, senza un sorriso. Stamattina mi son detta: che voglia di amare, di gridare, di gioire. Avrei voluto giocare con la mia immagine allo specchio. Non c’è più tempo, dissero i miei occhi. E mentre soffocavo un pianto silenzioso, le mie rughe risolvevano l’enigma della mia disperazione. Quanti anni? Potrebbero essere cinque, come sessanta. Ho soffiato via la mia vita per distrazione, e gli anni mi hanno attraversato dentro, togliendomi ciò di cui più avrei avuto bisogno: la coscienza, la possibilità di una scelta.
La mia anima cerca il vento per ascoltare la sua voce, da lontano una melodica nota musica arricchisce quel dolce silenzioso vento, disperata ascolto, ascolto nel silenzio di questa notte, annuisco quasi a dire sono qui, cercami, parlami, eco, eco di un vento dolce silenzio, l’anima mia non si rassegna, urla in quella nota musicale urla, perché perché l’amore è sempre così breve e così lungo l’oblio!
A quanto pare non sono fatta né per essere amata né per ricevere affetto. Sono destinata a spinger via chiunque provi ad abbracciarmi, e a spostare lo sguardo appena qualcuno mi prende per mano e sorride cercando i miei occhi. Nessuno insiste con me, non valgo la pena di riprovarci. Bisogna avvicinarsi piano o mi spavento, non demordere se al primo tocco mi allontano e ritentare una seconda, terza, quarta volta, e a ogni tentativo rimarrò sempre più vicino, fino a quando sarò io stessa ad avvicinarmi. Nessuno lo capisce però, se ne vanno subito tutti. Sono sbagliata io che non mi lascio andare con facilità. Sono sbagliata io a credere che qualcuno lotti ancora per l’amore. Sono sbagliata io, perché non ne merito nemmeno un po’.
Mi dissero che il trucco è trovare un sentimento e lasciare che esso ti pervada, sino a quando non c’è più bisogno di pensare a cosa scrivere. Ciò che ho trovato mi spaventa tutt’ora. Mi spaventa quel senso di vuoto e passività che deriva dal dolore, quella voglia di arrendersi che segue la consapevolezza che la vita è quel che è e niente di più. Ma ciò che mi spaventa ancora di più è la prospettiva che il dolore sia realmente il mio sentimento guida. Non c’è cosa che temo di più.